Diamo tempo al tempo (3)

Il tempo accelera e rallenta

Il tempo accelera e rallenta

Il modo in cui viviamo i nostri istanti può variare: anche se ci sembra che l’orologio segni lo scorrere dei secondi in modo costante, il tempo che percepiamo col cervello non è quello scandito dalle lancette, ma è una realtà soggettiva influenzata dalla nostra psiche e dalla nostra esperienza personale. Ognuno di noi ha i propri ritmi circadiani e il proprio tempo, che dipende da tanti elementi esterni e interni, da fattori biologici, psicologici, intellettuali e sentimentali: il tempo accelera, rallenta, si dilata. Corre troppo per chi è felice, va troppo lento per chi soffre o è in attesa; per gli innamorati il tempo è eternità.

Tra l’altro la durata del tempo vissuto ci può sembrare molto diversa se viene percepita nel presente o se è richiamata alla memoria dal passato. Quando accadono molte cose, quando siamo coinvolti in molti eventi e impegnati in tante attività, il tempo passa veloce, sembra volare, eppure ripensando in seguito a quel periodo notiamo che nella nostra memoria ne è rimasto impresso tanto, di quel tempo “volato” via. Viceversa, quando non succede nulla che attiri la nostra attenzione, come nei lunghi momenti di attesa o nei periodi di noia, abbiamo la sensazione che il tempo non passi mai, che si allunghi indefinitamente, mentre al contrario nella memoria non ne resta alcuna traccia, come se quelle ore, quei mesi non li avessimo mai vissuti.

Oltre alle vicende e alle percezioni personali, esistono anche fattori culturali e sociali che influenzano il modo in cui il tempo viene vissuto: per alcune culture il tempo scorre lineare, mentre in altre prevale una visione circolare, simile a quella dei popoli primordiali che seguivano i cicli della Natura. Per noi occidentali il passato è alle spalle e il futuro è davanti, perché per noi è il progresso che conta, e siamo noi che camminiamo verso il futuro, verso il progresso. Altrove può essere diverso: alcune popolazioni native del Sudamerica, ad esempio, considerano il futuro alle spalle e il passato davanti, perché il passato lo vedono, lo conoscono, mentre il futuro è incognito e quindi non riescono a vederlo. Per queste tribù il tempo scorre e ci sorpassa da dietro, mentre per noi occidentali gli eventi ci raggiungono dal futuro e ci oltrepassano, per poi finire nel passato dietro di noi; o potremmo essere noi stessi a correre verso il futuro davanti a noi.

Esiste una sterminata letteratura – sia scientifica che fantascientifica – sul tempo, sulla possibilità di muoversi attraverso di esso e sui relativi paradossi. Se potessimo tornare indietro nel tempo, al momento in cui nacquero i nostri genitori, in teoria potremmo ucciderli in culla; ma in tal modo noi non saremmo mai nati. Ma se non fossimo nati non potremmo aver ucciso i nostri genitori, e così via in una spirale infinita di paradossi e conclusioni che vanno contro la logica.

(3 – Continua)