Con l’acqua alla gola (3)

Tutto scorre

Tutto scorre

La presenza degli oceani ha mantenuto separate per millenni intere civiltà umane, favorendo lo sviluppo di culture, costumi e stili di vita diversificati, mentre i mari interni – come il Mediterraneo – hanno facilitato commerci e contatti culturali fra i popoli, creando però anche conflitti tra gli Stati. L’acqua ha provocato guerre per il suo approvvigionamento, e potrà provocarne ancora di più in futuro, a causa dei cambiamenti climatici.

Anche le idee e le credenze nei secoli sono state influenzate dall’acqua, la cui importanza è riconosciuta dalle religioni e dal pensiero filosofico sin dall’antichità. L’acqua fu considerata un elemento primigenio presso molti popoli, anche molto lontani fra loro, e molte religioni venerano divinità legate all’acqua (il fiume Gange stesso è considerato una divinità dagli Induisti). Nella maggior parte delle religioni l’acqua è un simbolo di rinnovamento, usata nei riti di purificazione e di rinascita di molti culti, ad esempio nei riti di immersione del battesimo cristiano, nelle abluzioni dell’ebraismo e dell’islam, o nei rituali di purificazione degli scintoisti.

Il filosofo greco Talete associò l’acqua all’origine del mondo, attribuendo inoltre alla sua fluidità la trasformazione di ogni cosa. Quello che affermò anche Eraclito col suo motto “panta rhei” (tutto scorre), che da secoli sottolinea la mutevolezza e la precarietà di tutti i fenomeni: anche se il fiume sembra sempre uguale, l’acqua che scorre non è mai la stessa: quella che è passata non passerà mai più, non nuoteremo mai due volte nello stesso fiume. È un’allegoria della vita, del tempo che come l’acqua scorre inarrestabile e persino noi stessi non siamo più la stessa persona di ieri, né domani saremo quelli di oggi.

Grazie alle sue caratteristiche uniche, l’acqua ha sempre rivestito un significato simbolico per l’umanità. Il fatto di essere composta da due soli elementi (H2O, due atomi di idrogeno legati a un atomo di ossigeno) che separandosi mutano di essenza, rappresenta una metafora per gli esseri umani, anch’essi indispensabili l’un l’altro, e che senza contatti e legami tra loro vedrebbero impoverire la propria personalità. L’acqua sa inoltre adeguarsi all’ambiente circostante, si insinua dappertutto, non conosce ostacoli, è capace di cambiare forma e adattarsi ad ogni recipiente in cui è contenuta, nonché di reagire agli stimoli esterni: si solidifica col freddo, evapora col caldo, riuscendo però sempre a ritornare se stessa, offrendo così un grande esempio di flessibilità. L’acqua del mare, infine, ci offre spunti di riflessione anche per la sua ostinazione e tenacia, con le onde che si infrangono continuamente sugli scogli e, pur venendo respinte ogni volta, non si scoraggiano e perseverano all’infinito.

Ma nonostante questa dipendenza e questo rapporto così stretto con l’acqua, non siamo ancora capaci di gestirla e di prevenirne i comportamenti: esistono opere umane che tentano di governarla, come i bacini di contenimento, le dighe, gli argini rinforzati, i polders olandesi o il MOSE di Venezia. Ma a lungo termine potranno poco contro la potenza dell’acqua: il vero problema è costituito soprattutto dall’inquinamento e dal conseguente riscaldamento globale che inizia a presentarci il conto, interferendo con la nostra vita quotidiana. Piogge torrenziali spazzano via le strade, maree sempre più alte si mangiano le coste, trombe d’aria e uragani scoperchiano le case… Anche se riuscissimo a ridurre drasticamente i livelli di inquinamento, i suoi effetti dureranno nel tempo: le grandi masse oceaniche possono impiegare anche centinaia di anni per rispondere ai cambiamenti di temperatura, e ci vogliono decenni per rimuovere i gas serra dall’atmosfera. Il cambiamento climatico è ormai avviato, l’effetto serra sta già causando carenza di acqua dolce e – come dicevamo – già assistiamo ad alluvioni e tempeste sempre più frequenti. Il tempo per invertire la rotta e metterci in salvo sta per scadere: siamo ormai – letteralmente – con l’acqua alla gola.

(3 – Fine)