Con l’acqua alla gola (2)

Acqua passata

Acqua passata

L’abbondanza o meno di precipitazioni nelle varie aree geografiche ne stabilisce il clima, la biodiversità e le risorse, mentre gli oceani dissipano il calore, assorbono e rilasciano energia, modellano venti e correnti e influenzano la meteorologia.

Essendo in grado di sciogliere un’ampia gamma di sostanze, l’acqua è essenziale per le reazioni chimiche negli organismi viventi, nei processi biologici e geologici. La sua capacità di trasportare nutrienti e minerali è indispensabile alla crescita e allo sviluppo di piante, animali ed esseri umani, il cui corpo è composto di acqua per due terzi. Ma la disponibilità di acqua pulita è in grave diminuzione, a causa delle attività umane e dell’inquinamento che minaccia le risorse idriche in tutto il mondo. Gli scarichi industriali, i pesticidi e i rifiuti di plastica degradano la qualità dell’acqua, mettendo in pericolo gli ecosistemi e la salute umana. L’acqua dolce rappresenta solo il 2,5% dell’acqua totale presente sulla Terra e per più di due terzi si trova in pochi ghiacciai, in particolare in Antartide e in Groenlandia, che rappresentano quindi la principale riserva di acqua dolce nel nostro pianeta. La loro fusione, causata dall’effetto serra e dall’aumento delle temperature, ha un forte impatto ambientale non solo per l’innalzamento del livello dei mari ma anche per la scomparsa di questa riserva. Durante la fusione dei ghiacciai, infatti, l’acqua dolce si mescola con quella salata del mare, divenendo inutilizzabile. Pertanto, il ciclo idrologico, pur conservando in teoria la stessa quantità d’acqua, col riscaldamento globale riduce a ogni “giro” la disponibilità di acqua dolce (e potabile), di cui necessitano gli esseri viventi.

Come olandesi e veneziani sanno bene, l’umanità dipende dunque fortemente dall’acqua, e nel corso della Storia ha cercato continuamente di adattarla ai propri bisogni ma anche di adattare se stessa alle sue caratteristiche: una storia millenaria di istituzioni nate per garantire la sicurezza e il benessere dei popoli davanti alla forza distruttiva e vitale dell’acqua. Una storia di leggi, di politica e di guerre, di contese sui servizi, sulla proprietà e sulla gestione collettiva dell’acqua. Dalle antiche civiltà della Mezzaluna fertile alla Grecia classica, dall’Impero Romano a quello britannico, dalla guerra fredda alla globalizzazione, l’accesso all’acqua e la sua distribuzione hanno plasmato la civiltà umana e causato la nascita e il crollo di Stati e di commerci. L’acqua ha svolto un ruolo fondamentale nello sviluppo delle prime civiltà antiche, situate lungo i grandi fiumi: il Nilo per gli Egizi, il Tigri e l’Eufrate per le civiltà mesopotamiche (Sumeri, Babilonesi e Assiri), lo Huang He (Fiume Giallo) per la Cina, l’Indo e il Gange per l’India. I grandi bacini fluviali offrivano fertilità del suolo e facilità dei trasporti, ma richiedevano un’organizzazione sociale complessa per gestire i conflitti e per affrontare la costruzione e la manutenzione dei sistemi di irrigazione e di protezione dalle alluvioni.

La presenza degli oceani ha mantenuto separate per millenni intere civiltà umane, favorendo lo sviluppo di culture, costumi e stili di vita diversificati, mentre i mari interni – come il Mediterraneo – hanno facilitato commerci e contatti culturali fra i popoli, creando però anche conflitti tra gli Stati. L’acqua ha provocato guerre per il suo approvvigionamento, e potrà provocarne ancora di più in futuro, a causa dei cambiamenti climatici.

(2 – Continua)