Emozioni maschili
Le emozioni sono la strada verso i sentimenti e l’accettazione del mondo. Se si reprimono dall’infanzia, da adulti si avrà difficoltà ad aprirsi e a fidarsi degli altri. Accantonare emozioni e sentimenti tronca la personalità, rende incapaci di comprendere se stessi e gli altri, col rischio di entrare in conflitto col prossimo, col partner, coi figli, coi colleghi…
Il nostro subconscio è pieno di emozioni soffocate, che a volte finiamo poi per esprimere in modo incontrollato. Soprattutto nell’educazione maschile viene repressa l’emotività, sulla base di un’idea di “durezza” che risale alle prime tribù umane, quando gli uomini dovevano cacciare e combattere. La maggior parte dei ragazzi sono cresciuti all’insegna del comportamento da “maschio”: fai l’uomo, non piangere! non fare la femminuccia, dimostra di essere un vero uomo! i maschi non piangono! i maschi non possono avere paura, non parlano di sentimenti, non si lasciano andare alle smancerie... Quante volte un ragazzo si è sentito dire queste cose da un adulto, quante volte ha obbedito, soffocando lacrime, paure, insicurezze, e anche desideri e sogni! Le emozioni erano riservate alle ragazze, gli uomini dovevano reprimerle e autocontrollarsi, finché non esplodevano sotto forma di rabbia e violenza. Ma il vero coraggio non consiste nell’autocontrollo, semmai nel voler conoscere se stessi anche grazie alle proprie emozioni.
Lacrime, desiderio, speranze, tenerezza… Sono tutte emozioni presenti tanto negli uomini quanto nelle donne: le identità di genere non sono naturali ma culturalmente apprese, né sono individuali ma collettive, create per identificare i ruoli nella società. Si diventa maschi attraverso insegnamenti, modelli e riti di passaggio, agli uomini si insegna a indossare una maschera dietro cui nascondere i sentimenti. La società patriarcale favorisce gli uomini che occupano posizioni privilegiate, ma si tratta di un’arma a doppio taglio, perché questo sistema pone agli uomini dei limiti e inibisce la loro crescita interiore. La gerarchia di genere produce discriminazioni e disparità a danno delle donne, ma impoverisce e imprigiona anche la vita degli uomini, la loro socialità, l’espressione delle emozioni e la stessa esperienza del proprio corpo da parte degli uomini.
Molti uomini sono oggi incapaci di dare un senso alla propria esistenza, e questa frustrazione si trasforma spesso in violenza, femminicidi, stupri e maltrattamenti sulle donne, riempiendo tristemente le cronache dei giornali. Sentiamo narrazioni di uomini depressi, frustrati e intimoriti da donne “troppo libere” o intraprendenti. O di uomini disorientati e privi di riferimenti in una società che ha messo in discussione modelli, valori e ruoli tradizionali.
Oggi in effetti c’è maggiore partecipazione delle donne alla vita sociale e politica, ci sono donne dirigenti d’azienda e nel mondo degli affari, donne sindacaliste, scienziate, artiste. C’erano anche in passato, ma come eccezioni alla regola, casi isolati. Oggi si nota un cambiamento, sebbene ancora lento e faticoso, frenato dal persistere della mentalità patriarcale, soprattutto presso alcune culture.
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