Istinti ed emozioni
Per sopravvivere, nessun animale, nemmeno l’uomo può ogni volta aspettare le conseguenze degli eventi, per valutare la presenza di un pericolo. Per questo il cervello decide a diversi livelli: alcune decisioni vanno prese rapidamente, senza il tempo di ragionarci sopra. Abbiamo quindi degli “interruttori” che reagiscono immediatamente in caso di urgenza: se tocchiamo qualcosa di bollente, tiriamo subito via la mano prima ancora di renderci conto di cosa abbiamo toccato. Al livello superiore ci sono le emozioni, come la gioia, la tristezza, la paura o la rabbia, stati mentali e fisiologici che consentono decisioni rapide anche se non immediate, spesso accompagnate da reazioni fisiche, come battiti cardiaci accelerati o sudorazione.
Emozioni, sentimenti e istinti sono i vari modi con cui il cervello risponde agli stimoli. I sentimenti sono simili alle emozioni, ma meno intensi e più duraturi. Si tratta di pensieri e comportamenti verso qualcosa o qualcuno, come l’amore, l’odio o la gratitudine. Gli istinti sono invece comportamenti innati e automatici, in risposta a situazioni che possano mettere in gioco la vita, come un neonato che succhia per nutrirsi, guidato dall’istinto di sopravvivenza.
Come diceva Gurdjieff, sono tutti impulsi in cui non entra in gioco la coscienza, che interviene solo alla fine, elaborando il vissuto e scaricandolo in memoria. Come accade coi grossi traumi della vita, che si ricordano anche dopo tanti anni.
In quanto animali sociali, per il nostro istinto di sopravvivenza è importante anche il rapporto con gli altri, sentirsi compresi, protetti e accettati dalla propria comunità. Dunque anche il senso etico sembra qualcosa di innato, una sorta di emozione ancestrale che spinge a determinati comportamenti per favorire la pacifica convivenza, la collaborazione e quindi la trasmissione della specie. Vale anche per i nostri cugini primati, dove chi ha cattivi rapporti sociali ha poi problemi a condividere il cibo, è meno protetto, viene maltrattato e ha meno possibilità di crescere sano e di generare la prole.
I neonati iniziano a comunicare attraverso vagiti, sorrisi, pianti: i primi contatti dei bambini col mondo sono attraverso le loro emozioni. Ma spesso siamo costretti a sopprimerle per necessità: quando un bimbo urla al ristorante o in un luogo pubblico, anche se è un grido di dolore, che vuol dirci qualcosa, l’educazione ci costringe a zittirlo, stroncandone così l’emozione. Poi l’asilo, la scuola, l’università e il lavoro ci trasformano in persone obbedienti e razionali, emotive solo entro i limiti consentiti dalla società.
Ma le emozioni sono la strada verso i sentimenti e l’accettazione del mondo. Se si reprimono dall’infanzia, da adulti si avrà difficoltà ad aprirsi e a fidarsi degli altri. Accantonare emozioni e sentimenti tronca la personalità, rende incapaci di comprendere se stessi e gli altri, col rischio di entrare in conflitto col prossimo, col partner, coi figli, coi colleghi…
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