Quante volte ci siamo chiesti come sarebbe stata la nostra vita se avessimo risposto un sì invece di un no, se ci fossimo fermati un momento invece di correre via, se non avessimo cambiato strada all’improvviso? La vita è fatta di scelte costanti, minime e grandi, e ogni scelta nasconde una rinuncia: se decido di partire rinuncio a restare, e viceversa.
I protagonisti di questo film dell’esordiente Celine Song, sono due compagni di scuola dodicenni, forse un po’ innamorati l’uno dell’altra, che si separano quando la famiglia di lei si trasferisce da Seoul a Toronto. Una delle prime scene cui assistiamo è la scelta di un nome nuovo per la bambina in partenza, visto che quello coreano sarebbe troppo difficile da pronunciare per i compagni di scuola canadesi, quindi il primo atto è una rinuncia importante. Quel nome coreano impronunciabile verrà sostituito dal più pratico Nora, diminutivo di Eleonora. Quando Hae Sung – che resta nel suo paese e quindi può mantenere il suo nome – cercherà l’amica d’infanzia avrà molti problemi a ritrovarla, ma la rete aiuta e per qualche tempo s’instaura tra loro una comunicazione telematica.
I due si ritrovano in carne e ossa solo ventiquattro anni dopo la partenza per Toronto: Nora fa la scrittrice a New York e si è sposata con un americano, Hae Sung è un ingegnere apparentemente irrisolto che vive a Seoul. Ritrovarsi è una festa ma anche un tormento, perché la vita ci porta di qua e di là e noi abbiamo solo l’illusione di controllarla. Più corretto e interessante affidarsi al concetto di In-Yun, un termine coreano che significa provvidenza e che ci suggerisce che le persone si attraggono per un motivo lontano, che travalica la vita attuale e affonda le radici in un passato sconosciuto.
Hae Sung e Nora sono quindi i protagonisti della storia delicatissima di un amore intenso e profondo che non si consumerà mai perché ha avuto il suo spazio altrove, forse in un’altra epoca.
Past lives è la prima regia della sceneggiatrice e drammaturga Celine Song (1988) che racconta qui una sua esperienza personale, quando si è ritrovata una sera a New York tra suo marito e il suo amico d’infanzia appena arrivato da Seoul: “Ero seduta lì tra questi due uomini che mi amavano in modi diversi, in due lingue diverse e due culture diverse. E io ero l’unico motivo per cui questi due uomini parlavano tra loro-ricorda Song -. C’è qualcosa di quasi fantascientifico in questo. Ti senti come qualcuno che può trascendere la cultura, il tempo, lo spazio e la lingua”.
Il film è commovente, intenso, trasuda sentimenti trattenuti, ci fa capire quante regole diverse regolino due mondi così lontani nello spazio come la Corea e gli Stati Uniti. Non c’è nemmeno un bacio e la sensualità dei due attori principali è innocente come se da quella preadolescenza castigata non fossero mai usciti.
Le città sono fotografate con arte e la scrittura è impeccabile. Qualche minuto in meno avrebbe giovato alla forza narrativa, così come la scelta delle musiche, che a volte risultano un po’ troppo romantiche con viraggio verso il melenso. Il solito consiglio: guardatelo in lingua originale con i sottotitoli o perderete la magia della recitazione.
Presentato in anteprima italiana alla Festa del Cinema di Roma, il film ha vinto numerosi premi, tra cui quello come Miglior Film ai Gotham Awards, National Society of Film Critics Awards, AFI Awards ed è candidato all’Oscar nelle categorie Miglior Film e Miglior Sceneggiatura Originale.
In uscita nelle sale italiane il 14 febbraio. E non è un caso.
PAST LIVES
con GRETA LEE,TEO YOO,JOHN MAGARO
Regia e sceneggiatura CELINE SONG
Fotografia SHABIER KIRCHNER
Scenografia GRACE YUN
Montaggio KEITH FRAASE
Musica CHRISTOPHER BEAR & DANIEL ROSSEN
Casting ELLEN CHENOWETH & SUSANNE SCHEEL
Prodotto da DAVID HINOJOSA, P.G.A.CHRISTINE VACHON, P.G.A.PAMELA KOFFLER,
distribuzione italiana LUCKY RED
Ufficio stampa PUNTO e VIRGOLA
Durata 1h45