Il punto di rugiada

Marco Risi e il suo nuovo film, su un tema delicato e attuale come quello della vecchiaia. Delicato perché la vecchiaia, essendo l’anticamera della fine, dà sempre da pensare, anche a chi vecchio non è ancora, e attuale perché l’Italia è il paese più vecchio insieme al Giappone, e qualche domanda in proposito sarà tempo di farcela.

La storia è semplice: due giovani – Carlo e Manuel – che i loro amici anziani definirebbero “scapestrati”, si ritrovano a fare servizio civile in una casa di riposo di lusso, hanno tutti e due un reato alle spalle – spaccio e un brutto incidente stradale -, dovranno passare un anno a tu per tu con “i vecchi”, che vanno accuditi e serviti , vecchi di cui loro non si interesserebbero mai, vista la distanza siderale tra le generazioni.

Il punto di rugiada è la temperatura alla quale l’aria diventa satura di vapore e cominciano a formarsi gocce d’acqua, ovvero condensazione. Un incontro tra elementi diversi e lontani, così come è diversa e lontana quella generazione di ultra settantenni da questi ventenni. E dunque qual è la reazione del giovane borghese Carlo, proiettato verso il piacere a tutti i costi, con una disperata vocazione all’eccesso per mancanza di regole d’amore, di fronte ad una realtà così estrema come l’ultimo domicilio prima della dipartita? E quale la reazione pratica di fronte alle difficoltà, di Manuel, che ha una vita forse più semplice, una ragazza, un piccolo progetto, ma la fedina penale più sporca?

I due giovani attori – Alessandro Fella e Roberto Gudese – ce la mettono tutta per incarnare al meglio i loro personaggi, tutt’altro che dannati come vorrebbero disegnarli le autorità e il direttore della casa di cura, e invece in fondo buoni e pronti a confrontarsi con quella fase della vita che li fa un po’ ridere e un po’ li stanca.

E poi ci sono i vecchi, coi loro corpi che ormai vanno per conto proprio e non rispondono più, coi loro volti non sempre riconoscibili, i loro dolori inconsolabili e i desideri non più realizzabili, e il film racconta il modo in cui si può andare incontro alla fine, trascinandosi dietro fardelli di fallimenti o facendo pace con quel che è stato e magari guardando il presente con lo sguardo fresco della novità.

Dino – un grandissimo Massimo De Francovich – fa parte della prima schiera di esseri umani: fotografo in pensione, è furioso con sé stesso e con gli altri, odia le proprie scelte, detesta la vita che gli resta, non considera la figlia e il nipote che lo vanno a trovare e vuole morire quando gli resta ancora un po’ di lucidità. L’unica cosa che gli allevia l’esistenza sembrano essere i documentari sulla natura, i leoni, gli elefanti. Carlo si lega a lui e alla sua disperazione, che assomiglia alla propria, e lo elegge padre putativo,  visto che il padre vero ha altri figli piccoli e non ha saputo dedicarsi mai alla sua crescita. La relazione tra i due uomini sembra feconda, ma la vita ha in serbo altro.

E’ un film da vedere, che si avvale di grandi attori di un tempo – dal già citato De Francovich, a Eros Pagni, Luigi Diberti, Maurizio Micheli, e da grandi attrici – Erica Blank, Elena Cotta, Ariella Reggio. I giovani sono all’altezza del loro compito e la regia accompagna la storia con maestria. Qualche snodo troppo da manuale – l’incontro tra Carlo e l’apparentemente algida infermiera Luisa, perché in ogni plot ci vuole una storia d’amore un po’ tormentata -, qualche passaggio troppo prevedibile – il finale amaro che forse si poteva trasformare in qualcos’altro, che ricorda tutte le storie viste sull’argomento -, ma il richiamo alla relazione tra il regista Marco Risi e il padre Dino rende l’opera profonda e tenera. E ci riguarda tutti, qualunque età si abbia.

La musica di Leandro Piccioni, che è scomparso all’improvviso nel 2023 e al quale è dedicato il film, rappresenta la vita della comunità, spunta dai mobili eleganti e dai vestiti appropriati, dalle carte scritte a mano, e sostiene i versi poetici citati qua e là e composti nella realtà da Nelo Risi e nella finzione da un ospite che ha dimenticato il suo passato e il suo valore di poeta.  E’ quel che dovrebbe essere ogni colonna sonora del cinema, un personaggio in più, che sa stare al suo posto e illumina e accompagna lo svolgersi della storia.

Sui titoli di coda scorrono le note che riguardano la dipartita degli ospiti della casa di riposo per COVID, regalando un seguito ancor più doloroso al plot. Note aggiunte – dice Marco Risi all’uscita del film – perché ricordare che il COVID ha falcidiato migliaia di anziani era doveroso, anche se il film è stato scritto e si è cominciato a girare prima che scoppiasse la pandemia.

 

IL PUNTO DI RUGIADA

Regia di Marco Risi

con Massimo De Francovich, Alessandro Fella, Roberto Gudese, Erika Blanc, Eros Pagni, Lucia Rossi, Luigi Diberti, Maurizio Micheli, Elena Cotta, Lucia Rossi, Ariella Reggio

Genere Drammatico

Italia, 2023

durata 112 minuti

Uscita cinema giovedì 18 gennaio 2024 distribuito da Fandango