Nuove professioni
La realtà virtuale e l’automazione stanno sostituendo gli uomini in molti impieghi, laddove sono in gioco la salute e la sicurezza, ma non solo. Sempre meno lavoratori in carne e ossa operano ad esempio ai pedaggi autostradali, dove si paga alle macchinette o coi “telepass”, o a biglietterie e sportelli al pubblico, rimpiazzati dai servizi online; gli operai vengono sostituiti dai robot, i contabili dai programmi informatici, i negozianti dall’e-commerce, i tipografi dai giornali online, gli agenti della sicurezza dai droni…
La scomparsa di molti lavori tradizionali potrà forse essere compensata dalla nascita di nuove professioni, soprattutto per attività che richiedono più fantasia, creatività e innovazione. Peraltro, l’automazione deve pur essere programmata e governata da esseri umani, almeno per adesso. In Giappone e Corea del Sud, tanto per citare due Paesi che fanno utilizzo intensivo di robot, il tasso di disoccupazione è tra i più bassi al mondo. La paura che l’automazione porti a una disoccupazione di massa sembra pertanto riflettere un po’ gli analoghi timori che sorsero nell’Ottocento, durante la rivoluzione industriale, quando si pensò che le macchine avrebbero tolto il lavoro agli umani. Timori che si rivelarono eccessivi, in quanto molti lavoratori si convertirono a nuovi compiti, specialmente masse di contadini che si trasformarono in operai.
Oggi però la situazione potrebbe essere diversa rispetto a due secoli fa. Le macchine allora superarono l’uomo in velocità e in resistenza, mentre oggi l’intelligenza artificiale va oltre, arrivando dove la mente umana non potrà, almeno per qualche altro decennio: all’interconnessione tra cervelli grazie alla rete, come pure agli aggiornamenti immediati e simultanei attraverso gli upgrade che in pochi secondi sostituiscono formazione e addestramento di centinaia o migliaia di individui.
Le nuove opportunità di lavoro, come l’analisi dei dati e la sicurezza informatica, richiederanno specifiche competenze, e per operai o cassieri sostituiti da robot non sarà facile riciclarsi in ricercatori o operatori di droni. I nuovi lavori richiederanno sempre nuove professionalità a livelli sempre più alti, per cui la popolazione andrà incontro a dure competizioni, verrà sottoposta a rigide selezioni, dovrà specializzarsi e aggiornarsi di continuo per stare al passo coi cambiamenti tecnologici sempre più rapidi.
Non tutti riusciranno a reinventarsi. Considerando l’aumento costante della popolazione, in crescita esponenziale soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, i peggiori scenari prevedono tra qualche decennio milioni di persone funzionalmente “superflue”: un popolo di individui inabili e quindi non più necessari come lavoratori, e forse nemmeno come consumatori. Ma cosa ne garantirà il benessere fisico e psicologico?
(2 – Continua)