Non ce n’è uno che ritorni
Spesso si sa chi o che cosa è ultimo: in una gara conosciamo il nome di chi si è classificato all’ultimo posto; vediamo chi sta in fondo a una lista o in coda a una graduatoria; quando entriamo in una sala d’aspetto affollata chiediamo “chi è l’ultimo?” per sapere quando è il nostro turno.
Ma quante cose, quante azioni, quanti eventi sono ultimi inconsapevolmente? Questa domanda si fa particolarmente attuale (e drammatica) per coloro che si approssimano alla vecchiaia. Tante attività che svolgiamo da giovani e da adulti ad un certo punto svaniscono, non esistono più, la maggior parte delle volte senza che ce ne rendiamo conto. Quel momento di trapasso non viene percepito anche perché spesso non si tratta di un momento, ma di un processo graduale, di una lunga e lenta dissolvenza. Come la vecchiaia, che poco a poco ci indebolisce il fisico: un piccolo acciacco alla volta, prima un ginocchio, poi una caviglia, poi la schiena, uno dopo l’altro finché alla fine non funziona quasi più niente.
E all’improvviso ci ricordiamo che sino a poco tempo fa salivamo le scale di corsa, a due gradini per volta, ma da un po’ non riusciamo più a farlo. Sì, ma da quando, esattamente? E quando è stata l’ultima volta che ho corso per più di un’ora di fila? Quand’è che ho giocato l’ultima partitella a calcio? Che ho guardato un cartone animato insieme ai miei figli? O che li ho presi in braccio l’ultima volta? Non lo so. Non l’ho annotato sul diario, quella volta non mi rendevo conto che sarebbe stata l’ultima, per me era una delle tante, convinto che ce ne sarebbero state altre, come sempre. Se l’avessi saputo, l’avrei vissuta coscientemente, come quando si prende l’ultimo cioccolatino dalla scatola o si guarda l’ultimo programma in TV, prima di spegnere il televisore.
Forse, avendone consapevolezza, quell’ultima volta sarebbe stata più bella da vivere. O forse più angosciante, chissà: una prova in più che – per dirla ancora con Lucio Dalla – “passano i giorni e stan finendo tutti in fretta e in fila, non ce n’è uno che ritorni”. Finché altri prenderanno il testimone per volare verso il domani e perpetuare il ciclo.
(4 – Fine)