RAPITO

Presentato in anteprima martedì 23 maggio a Roma e a Milano, in contemporanea con la proiezione al Festival di Cannes, Rapito è l’ultimo film di Marco Bellocchio, che ci sta regalando molti bei lavori in tempi ravvicinati.
Anche qui, come in Buongiorno notte e Esterno notte, Bellocchio prende in esame un tema delicato e spinoso, quello di un rapimento: di natura diversa, in tempi assai distanti tra loro, in tutte e due le vicende – quella di Aldo Moro del 1978, e quella di Edgardo Mortara, nel 1858 – sullo sfondo c’è la storia con la S maiuscola, quella che spinge esseri umani a sottovalutare la persona a favore del pensiero unico, che sia politico o religioso. “I due rapimenti”, ha detto Bellocchio all’ANSA, “sono accomunati dalla cecità ideologica dei dogmi, quell’intransigenza che non ammette compromessi e deroghe. È accaduto con Moro e con Mortara. Sono atteggiamenti violenti che portano solo tragedie alla società”.
La storia di Rapito è di per sé assai avvincente e racconta la sorte di Edgardo, uno dei figli di Marianna e Momolo Mortara, ebrei bolognesi. Siamo nel 1858 e Edgardo viene sottratto alla famiglia con la forza perché dai registri ecclesiastici risulta che a sei mesi è stato battezzato di nascosto dalla balia cristiana che temeva per la sua anima. Secondo le leggi ecclesiastiche ogni anima battezzata “appartiene” alla Chiesa, e deve essere allevata secondo le sue regole. Nonostante la strenua opposizione dei genitori e di tutti gli ebrei d’Italia e del mondo che si schierano contro il Papa Re, il ragazzino, che non ha ancora compiuto neppure sette anni, verrà cresciuto in seminario con molti altri bambini che hanno subito la stessa sorte e non tornerà mai più a casa dalla sua famiglia.

E’ una storia sconvolgente che sembra molto lontana, eppure vicende di questo genere – rapimenti, allontanamenti dalla famiglia, sequestri di bambine e bambini affinché crescano in ambienti religiosi o politici diversi da quelli della loro nascita – sono assai più frequenti di quanto si possa pensare, anche ai nostri giorni.
Il contesto storico del film racconta il potere temporale della Chiesa dei tempi: lo Stato Pontificio al governo di una bella fetta d’Italia, tra cui Bologna, l’ultimo Papa Re – Pio IX – convinto della sua investitura divina, abituato ad ottenere quello che vuole, una comunità ebraica folta ma subalterna, considerata infedele e sacrilega e assassina di Cristo, che è costretta a sottomettersi per poter sopravvivere nei ghetti delle città. Ma il cambiamento è vicino, la rivoluzione alle porte, il Paese va verso l’unità, che si celebrerà il 17 marzo del 1861 e nel 1870 la breccia di Porta Pia riconquisterà anche Roma all’Italia.

Rapito, sostenuto da una colonna sonora di grande impatto – di Fabio Massimo Capogrosso – è curato al dettaglio: colori, ambientazioni, ricostruzioni, costumi e recitazione sono impeccabili. La mano del regista segue i suoi attori con maestria e li dirige mostrandoci rabbia e paure di chi viene defraudato del diritto genitoriale e di chi, innocente, finisce in un ingranaggio impossibile da comprendere e da gestire (Fausto Russo Alesi e Barbara Ronchi interpretano padre e madre di Edgardo, magistralmente incarnato dal piccolo Enea Sala e dal più adulto Leonardo Maltese) e affidando a Fabrizio Gifuni (Cardinal Feletti), Paolo Pierobon (Pio IX) e Filippo Timi (Cardinal Antonelli) i rigori invalicabili di chi esercita un potere ritenuto al di sopra di ogni logica e sentimento.
Le inquadrature di una Bologna dai portici invasi da carri e mercanzie, dove vive serenamente, sorretta da una comunità solidale, la famiglia Mortara con numerosi figli bambini, prima che piombi sulla loro vita la mannaia del diktat papale; quelle di una Roma sparita, con il Tevere navigabile e senza argini, le strade polverose, minacciose e piene di mendicanti; le scene insistite sui crocifissi che grondano sangue e dolore agli occhi di un bambino ignaro, tutto ci trascina nel tempo rappresentato con precisione e trasporto.
Un gran bel film da non perdere assolutamente, con una storia forte, che Steven Spielberg sogna da tanto tempo di portare sugli schermi, come ha raccontato lo stesso Bellocchio.

RAPITO
Genere: Drammatico, Storico
Anno:2023
Regia: Marco Bellocchio
con Enea Sala, Leonardo Maltese, Paolo Pierobon, Fausto Russo Alesi, Barbara Ronchi, Samuele Teneggi, Filippo Timi, Fabrizio Gifuni, Aurora Camatti, Paolo Calabresi, Bruno Cariello, Andrea Gherpelli, Corrado Invernizzi, Michele De Paola, Fabrizio Contri, Federica Fracassi, Renato Sarti
Durata: 125 min
Distribuzione: 01 Distribution
Sceneggiatura: Marco Bellocchio, Susanna Nicchiarelli
Fotografia: Francesco Di Giacomo
Montaggio:Francesca Calvelli, Stefano Mariotti
Musiche: Fabio Massimo Capogrosso
Produzione:IBC Movie, Kavac Film, Rai Cinema
Data di uscita: 25 maggio 2023