Rosa Parks
Quella di Little Rock non fu l’unica crisi tra segregazionisti e movimenti per i diritti civili degli afroamericani, in quegli anni. Nel dicembre 1955, a Montgomery, in Alabama, Rosa Parks stava tornando a casa in autobus dopo una faticosa giornata di lavoro. Non trovando posti liberi nel settore riservato ai neri, occupò un sedile nel settore dei posti “misti”, che però i neri dovevano cedere ai bianchi qualora non vi fossero più posti tra quelli riservati ai bianchi. Dopo tre fermate salì un passeggero bianco e, non essendoci più posti liberi tra quelli dei bianchi, l’autista chiese a Rosa di alzarsi per cedere il posto al nuovo arrivato. Lei si rifiutò, cosicché il conducente fermò l’autobus e chiamò la polizia, che arrestò la Parks per aver violato l’obbligo dei neri di cedere il posto.
I leader afroamericani, guidati dal pastore Martin Luther King, reagirono all’arresto di Rosa col boicottaggio dei mezzi pubblici di Montgomery, una protesta che per oltre un anno lasciò ferme decine di pullman.
Questi fatti diedero inizio a numerose altre proteste in molte parti del Paese. Anche il caso di Rosa Parks arrivò alla Corte Suprema, che dichiarò incostituzionale la segregazione sugli autobus pubblici, dopo quella nelle scuole.
Rosa Parks divenne una figura simbolica, per movimenti che non hanno mai smesso di combattere per i diritti civili degli afroamericani. In effetti, sebbene la legge le condanni, le discriminazioni razziali restano tuttora troppo diffuse negli States, ancora un secolo e mezzo dopo che la schiavitù venne abolita, durante la guerra civile americana. Guerra nota anche come “guerra di secessione”, che ebbe inizio nel 1861 quando sette stati del Sud decisero di separarsi dal resto dell’Unione proprio perché contrari all’abolizione della schiavitù proposta degli stati del Nord. Nelle piantagioni del Sud, infatti, l’economia si reggeva in pratica sul lavoro degli schiavi, considerati proprietà dei padroni e senza diritti né come lavoratori né, in generale, come esseri umani. Ma il presidente Abraham Lincoln andò avanti per la sua strada e nel gennaio del 1863 firmò il “proclama di emancipazione” che aboliva ufficialmente la schiavitù. Le truppe unioniste impiegarono oltre due anni per far rispettare la legge e liberare gli schiavi del Sud. Nell’aprile del 1865 la guerra si concluse con la resa dei secessionisti, ma la notizia non arrivò subito in Texas: solo il 19 giugno il generale Gordon Granger entrò nella città texana di Galveston annunciando la fine della guerra e la libertà per tutti gli schiavi.
La data del 19 giugno – giorno della liberazione degli ultimi schiavi del Texas – è stata quindi scelta per istituire la festa del Juneteenth (fusione delle parole “June Nineteenth”) che, oltre a commemorare l’abolizione della schiavitù, celebra anche la cultura afroamericana. Sin dal primo anniversario del 1866 il Juneteenth è sempre stato festeggiato con ritrovi, cortei ed eventi dai neri d’America, soprattutto negli stati del Sud dove lo schiavismo ha resistito più a lungo.
Fino a qualche anno fa il Juneteenth era comunque considerata una festa minore, nota quasi solo alla comunità afroamericana, sconosciuta alla maggior parte dei bianchi. Si è però parlato molto del Juneteenth in tutta l’America nel corso del 2020, in seguito alle proteste innescate dalla morte di George Floyd: il ginocchio premuto dal poliziotto bianco sul collo di Floyd fino a ucciderlo, col suo grido disperato “I can’t breath” divenuto il motto delle manifestazioni di protesta, e in generale l’eccessiva violenza della polizia americana nei confronti degli afroamericani e la sproporzione del trattamento riservato ai bianchi e ai neri, tutto ciò ha generato la ribellione della comunità afroamericana e l’esplosione del movimento Black Lives Matter.
A seguito di queste manifestazioni il Juneteenth è stato finalmente riconosciuto come festa federale, quindi di tutta la Nazione: nel giugno del 2021 il presidente degli Stati Uniti Biden ha firmato la legge che istituisce il Juneteenth National Independence Day. Si tratta della prima nuova festa federale degli Stati Uniti da quando nel 1983 fu istituito il Martin Luther King Day.
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