Ha vinto il Leone d’Oro a Venezia ed è candidato agli Oscar questo documentario di Laura Poitras su Nan Goldin, fotografa e artista che ha attraversato gli anni più trasgressivi e ricchi di novità (tra i Sessanta e gli Ottanta del Novecento), immersa completamente in tutto quello che scorreva allora e che oggi è diventato norma: droghe, alcol, confusione di generi, sperimentazione artistica, rivoluzione, politica. L’ha attraversato e ha permesso a chi guarda le sue opere di capirne, a tratti, il mood più profondo.
E’ Nan Goldin, la sua voce, che ci guida nel suo tempo, ed è un tempo lungo, dall’infanzia ormai lontana, con l’esperienza familiare anche dolorosa a causa del suicidio della sorella, alla giovinezza complicata dalla necessità di stare lontana da casa e di creare una famiglia alternativa con i musicisti, i modelli, gli artisti. Da lì si dipana la sua vita sfaccettata ma mai banale, che la conduce in età più avanzata a capitanare gli attivisti del movimento avverso ai Sackler. Sackler è il nome di una famiglia che ha creato una fortuna inesauribile grazie al commercio dell’ossicodone, micidiale elemento farmaceutico che dà dipendenza e che ha causato centinaia di migliaia di vittime, non solo negli Stati Uniti. La famiglia Sackler, per ripulirsi la reputazione, ha sempre fatto grandi donazioni ai musei di tutto il mondo. E la guerra contro il loro comportamento ambiguo e irresponsabile ha finalmente prodotto effetti positivi solo recentemente: il nome dei Sackler è stato cancellato dal novero dei benefattori delle fondazioni e dei musei d’arte.
Nel film di Laura Poitras si seguono quindi vari fili narrativi, rappresentati dalle fotografie di Nan Goldin, dai video delle performance, da filmati d’epoca che ritraggono i protagonisti di quei tempi ormai lontani, tormentati dalla droga, dalla necessità di espressione sempre più estrema, dal flagello dell’AIDS e dalla dipendenza dall’ossicodone.
117 minuti in sala, forse qualcuno di troppo, per mettere a fuoco una vita, un sentimento, un dolore, la poetica di un’artista.
Al cinema solo per tre giorni: il 12, 13 e 14 febbraio.