Dai vitelli ai barbari
Chi siamo noi italiani? Possiamo generalizzare, siamo davvero tutti uguali? E poi, come e quando è nato il concetto di Italia e di “italiani”?
Tornando ai cinesi, possiamo dire che anche il concetto di Italia e di italiani, dopotutto, nasce da una crisi, si è anzi formato e consolidato nel tempo in risposta a diverse crisi avvenute in diverse epoche storiche.
Sappiamo che l’Italia, in quanto Stato unitario, esiste soltanto da un secolo e mezzo, dal 1861 per la precisione. Ma il nome “Italia” è molto più antico. Sembra che derivi da ἰταλοι, italoi, termine con il quale i greci chiamavano i Vituli, una popolazione che abitava nella punta estrema della nostra penisola, nell’attuale Calabria, e che doveva il suo nome all’immagine di un vitello (vitulus, in latino) che adorava. Il nome italoi significa quindi “abitanti della terra dei vitelli”. Adottato successivamente dai romani, il termine italoi e poi italico fu gradualmente sostituito da quello di italiano solo nel basso Medioevo (dopo il Mille).
Fino al V secolo avanti Cristo, con “Italia” si indicò solo la Calabria, ma quando Roma a poco a poco iniziò a dominare la penisola e a promuovere l’integrazione etnica e culturale, diffondendo cultura, lingua e valori comuni, il nome Italia fu esteso al resto del Paese. Uno dei maggiori fattori di questa “italianizzazione” fu lo spostamento volontario di popolazioni da un capo all’altro della Penisola, ma anche la graduale concessione da parte di Roma della cittadinanza a tutti i popoli italici.
Col processo di unificazione culturale e amministrativa, Roma creò le fondamenta del popolo italiano e della sua identità. Identità geografica, culturale ma anche linguistica, con i diversi idiomi locali livellati dal latino, che era utilizzato dalle classi più colte e dalla burocrazia centrale.
Ma con la caduta dell’impero romano d’Occidente la penisola si risvegliò all’alba dell’anno Mille parlando una nuova lingua, anzi tante nuove lingue nate dalla trasformazione del latino nelle parlate locali, durante quel mezzo millennio di crisi conosciuto col nome di “secoli bui”. Cinque secoli contrassegnati da invasioni barbariche, anarchia, abbandono delle campagne, declino del commercio, calo demografico, durante i quali l’antica società romana si trasformò nella nuova società italica.
Si può quindi collocare intorno all’anno Mille la nascita del popolo italiano, popolo che in quei secoli linguisticamente si è ormai sufficientemente diversificato dalla lingua antica dei latini. L’unità politica venne spezzata dalle invasioni barbariche: l’Italia venne divisa in due grandi aree di influenza: quella longobarda (il Nord-Ovest tra le Alpi e la Toscana) e quella bizantina, che comprendeva il Nord-Est e il Centro-Sud. Né i Longobardi né i Bizantini furono capaci di costruire in Italia un embrione di nazionalità, come era accaduto in Gallia a opera dei Franchi. Questa divisione si protrasse per circa tredici secoli ed ebbe termine solo nella seconda metà dell’Ottocento.
Eppure, culturalmente l’Italia fu forse la più precoce fra le moderne nazioni europee e il periodo tra il Duecento e il Trecento fu un momento cruciale della sua formazione: la grande fioritura letteraria (Dante, Petrarca e Boccaccio), artistica e giuridica dell’epoca, insieme al primo tentativo di creazione di uno Stato moderno (da parte di Federico II) contribuirono al processo di formazione della nazione italiana.
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