Pregi e difetti
Dunque non è un caso se i monumenti si sgretolano per incuria, abbandonati a se stessi, o se opere d’arte vengono danneggiate o rubate per mancanza di controlli. Siamo un popolo con un’enorme ricchezza culturale e ambientale, che non è in grado di apprezzare e soprattutto valorizzare come dovrebbe. Un popolo che non dimostra il dovuto rispetto né per il passato dei suoi padri, né per il futuro dei suoi figli. D’altronde, la bellezza e i pregi dell’Italia, il design, l’arte, la cucina, la sua stessa filosofia di vita, vanno pur bilanciati con lati negativi, come contropartita. Già così com’è, l’Italia fa parte delle potenze del G7; se fosse senza difetti sarebbe padrona incontrastata del pianeta. È una legge naturale: ogni esistenza è composta da yin e yang, da elementi contrapposti: bene-male, positivo-negativo. Allo stesso modo l’equilibrio tra vizi e virtù fanno parte naturale della vita e della cultura di ogni popolo. Gli inglesi sono organizzati, freddi, calcolatori. Ma (o forse mi verrebbe da dire “perciò”) hanno una pessima cucina e un clima orribile. Anche se i Beatles potevano attraversare Abbey Road in tutta sicurezza, sono rari gli inglesi che si godono la vita, così come lo intendiamo noi italiani. E sono in ogni caso afflitti da terribili sensi di colpa: qualunque piacere che vada al di là di una tazza di té con latte e biscotti diventa per loro eccessivo o empio. Il clima, il cibo e il vino della nostra penisola hanno invece spostato l’asticella del godimento per un italiano, che al contrario preferisce sacrificarvi organizzazione e disciplina.
Il destino di una nazione sembrerebbe segnato dal luogo geografico in cui nasce, ma non è questa la sola causa. Un notevole impatto sull’evoluzione culturale delle società l’hanno anche la loro storia politica e soprattutto religiosa. Tra Europa del nord e Europa del sud, ad esempio, la diversa visione etica tra cattolicesimo e protestantesimo ha creato una differenza enorme anche nei comportamenti quotidiani e nei rapporti tra le persone. Per un protestante una cosa è peccato perché è bella. Mentre per un cattolico una cosa è bella perché è peccato. Da qui dunque il senso di colpa di un inglese per una giornata di sole, e la soddisfazione di un italiano per un raggiro ben riuscito (vedi il Gatto e la Volpe). Il frutto proibito è attraente proprio perché proibito.
Questo si riflette anche nel rapporto tra i sessi. Lo stereotipo dell’uomo italiano è stato sempre quello del “latin lover”, anche se questa figura, almeno com’era descritta in molti film del passato, oggi in realtà non esiste più. Ma la disposizione dei latini a “conquistare” le donne è un fatto innegabile: soprattutto l’amore per il corteggiamento, con le tecniche di ironia, parlantina, complicità e voglia di giocare, rimane una delle caratteristiche più singolari del “maschio italiano”. Inoltre, la differenza di approccio tra un italiano (o un latino in generale) e una persona del Nord Europa è che un nordico – all’inizio di una “storia” – pensa subito se un rapporto potrà funzionare: riflette insomma calvinisticamente sul lungo termine. Al contrario, un italiano ha bisogno soprattutto di sentirsi accettato subito dalla donna, di sentirsi sicuro della sua capacità di legarla a sé, sul momento. Per questo deve essere simpatico, fare regali, cercare di essere il più gentile possibile: sembra una attenzione verso di “lei” ma, in realtà, è attenzione verso se stesso. I femminicidi sono l’estrema conseguenza, tragica e patologica, di questo “amor proprio” offeso.
Quello italiano è dunque un popolo che ha un gran bisogno di sentirsi accettato, di vivere la propria vita “qui” e “adesso”, preferendo il Paese dei Balocchi alla scuola, senza tanti programmi a lungo termine, senza imposizioni e senza Grilli Parlanti che gli dettino la morale.
Un popolo di Pinocchi. Di italo-adolescenti.
(4 – Fine)