Lo spazio italiano
L’uso che si fa del territorio italiano dimostra una mentalità utilitaristica e poco lungimirante dello spazio. Una mentalità di breve termine, del “qui” e “adesso”, che ritroveremo di nuovo, più avanti. Ormai in Italia ogni pioggia, ogni temporale provoca disastri: frane, alluvioni, fiumi straripati, crolli. Sarà pur vero che col riscaldamento globale le pioggie sono più violente di una volta, ma questa non è l’unica spiegazione. In realtà il terreno non è più in grado di assorbire l’acqua che cade del cielo, semplicemente perché non c’è più terreno: asfalto, cemento, argini, fiumi interrati, disboscamenti, costruzioni di ogni tipo, hanno impermeabilizzato il suolo e dunque l’acqua, non trovando più sfogo sotterraneo, non può che continuare a scorrere in superficie travolgendo tutto quello che incontra. Molto di ciò che è stato costruito abusivamente è ancora lì, regolarizzato grazie ai condoni decisi dai governi per far cassa a breve termine, ignorando le conseguenze nei tempi lunghi (ormai non più tanto lunghi: le vediamo già…). Ma anche le costruzioni regolari e legali rientrano nell’ottica della speculazione edilizia. Espansioni urbane selvagge, autostrade, aree industriali, ormai si costruisce dappertutto, tranne laddove è troppo difficile costruire (come in alta montagna) o nelle aree protette come i Parchi Nazionali.
Eppure si è riusciti a costruire ville abusive persino nella Valle dei Templi di Agrigento e nel parco della via Appia Antica a Roma, in spregio al patrimonio storico della nazione. Ma l’atteggiamento superficiale verso le testimonianze storiche non è una novità, se consideriamo che per oltre un millennio – dalla caduta dell’Impero Romano fino all’Ottocento – gli antichi siti monumentali venivano considerati come delle cave da cui attingere materiale per nuove costruzioni. Il Colosseo non è così danneggiato e malconcio per cause naturali o atmosferiche, ma semplicemente perché è stato smantellato pezzo per pezzo durante i secoli, da costruttori che necessitavano di materia prima. È già un miracolo se oggi possiamo ancora ammirare così tanti monumenti nel centro di Roma, per come sono andate le cose…
Dunque non è un caso se i monumenti si sgretolano per incuria, abbandonati a se stessi, o se opere d’arte vengono danneggiate o rubate per mancanza di controlli. Siamo un popolo con un’enorme ricchezza culturale e ambientale, che non è in grado di apprezzare e soprattutto valorizzare come dovrebbe. Un popolo che non dimostra il dovuto rispetto né per il passato dei suoi padri, né per il futuro dei suoi figli.
(3 – Continua)