È pericoloso sporgersi
Sui treni, il divieto di sporgersi dai finestrini viene impartito come ordine in ogni lingua, mentre in italiano si trasforma in un suggerimento, in un consiglio:
– Niet naar buiten leunen (è un ordine!)
– Do not lean out of the window (è un ordine!)
– Ne pas se pencher au dehors (è un ordine!)
– Nicht hinauslehnen (è un ordine!)
– È pericoloso sporgersi (è un’informazione, un avvertimento. Poi, fate come volete…)
Lo scenario che più di tutti simboleggia il carattere ribelle degli italiani è la strada. Sappiamo che gli italiani al volante perdono la loro proverbiale galanteria, trasformandosi in tiranni a quattro ruote. Ma non è cattiveria, semplicemente il mondo di un italiano che guida è tutto incluso nell’abitacolo della propria auto, è un pianeta composto da sé stesso, dall’automobile e dai suoi passeggeri, in viaggio in uno spazio dove tutto il resto, ciò che è “là fuori”, non è altro che spazzatura cosmica, asteroidi e corpi estranei che disturbano il proprio moto. Chi guida è concentrato su se stesso e su quanto accade nel proprio veicolo, impegnato a discutere animatamente al cellulare o col compagno di viaggio, o verso il sedile posteriore dove i figli litigano… Chiedergli anche di prestare attenzione alla strada e a ciò che gli si para davanti sarebbe davvero troppo; per quello c’è il clacson, che dovrebbe bastare a liberare l’orbita di viaggio. Pigiare poi il pedale del freno non se ne parla, sarebbe un’umiliazione.
Attraversare una strada, superare un incrocio, trovare un parcheggio diventano così sfide epiche, duelli senza regole in cui tutto è possibile. E infatti l’immagine di “far west urbano” è usata spesso e si applica perfettamente alle metropoli italiane. Tra gli esempi di duelli urbani si annoverano i sorpassi da destra, le sgommate al semaforo, i parcheggi selvaggi: auto lasciate in varie posizioni, in ogni spazio disponibile, sul marciapiede, a bloccare l’accesso ai portoni, ai passi carrai, alle cabine telefoniche, alle strisce pedonali. Soprattutto queste ultime, le zebre, rappresentano un seducente invito alla sfida.
Ma come già accennato per i teenagers, anche sulla strada una trasgressione non è più eccitante e perde tutto il suo fascino se viene autorizzata, normalizzata. Riguardo alle zebre, ricordo che anni fa mi recai in macchina a Roma con la famiglia, per mostrare la Città Eterna ai figli che non c’erano mai stati. Alla fine di via Veneto, nell’immettermi in piazza Barberini, ho notato un paio di persone ferme davanti alle strisce pedonali, impegnate nel tentativo di attraversare la strada. Io, corrotto e pervertito dai vent’anni vissuti in Belgio, mi sono fermato davanti alle zebre per farle passare. Gli increduli pedoni, confusi e disorientati, senza muovere un passo, si sono guardati tra loro con perplessità, domandandosi cosa stesse succedendo. Hanno cercato di osservarmi attraverso il parabrezza, chiedendosi chi fosse quel conducente che osava fermare il traffico per far passare qualcuno sulle strisce. Notando che io facevo loro cenno con la mano di attraversare, concedendogli così di trasgredire senza combattere, e superato il turbamento e lo sconcerto iniziali, si sono decisi finalmente a guadare via Veneto. Forse avranno capito l’arcano, quando voltandosi per guardare la mia auto che era intanto ripartita, hanno notato le cifre rosse della mia targa belga. Un veicolo alieno, dunque, un UFO estraneo allo spazio cosmico della città italiana…
A proposito di spazio, non solo la strada ma anche l’uso che si fa del territorio italiano dimostra una mentalità utilitaristica e poco lungimirante dello spazio. Una mentalità di breve termine, del “qui” e “adesso”, che ritroveremo di nuovo, più avanti.
(2 – Continua)