Adolescenti
“Le avventure di Pinocchio”, il romanzo scritto 140 anni fa da Carlo Collodi, è stato da sempre considerato una favola di intrattenimento per ragazzi. Si trattava in realtà di una metafora del giovane popolo italiano, rappresentato con le sembianze di un burattino di legno ma coi tratti caratteristici di un adolescente ribelle, bugiardo e disubbidiente. L’adolescenza è quell’età della vita durante la quale si rifugge da ogni autorità, l’età in cui le attività più attraenti e piacevoli sono proprio quelle proibite, mentre imposizioni dall’alto vengono regolarmente eluse e disattese. Vietate a vostro figlio sedicenne di perdere troppo tempo con i videogiochi, e state pur certi che questa diverrà l’attività che lo appassionerà di più. Chiedetegli con insistenza di studiare o di impegnarsi col corso di musica, e molto probabilmente non aprirà più i libri o non toccherà più gli spartiti per un po’. Con sottili giochi psicologici, un attento genitore dovrebbe provare a proibire al figlio teenager ciò che vuole fargli fare, e viceversa imporre o consigliare vivamente le attività che vorrebbe limitare. “Basta rovinarti gli occhi con questi stupidi libri scolastici, vai a distrarti un po’ in discoteca con gli amici!”… Insomma, trasformarsi un po’ nel Gatto o nella Volpe, anziché nel Grillo Parlante. Potrebbe rivelarsi un trucco per vedere i nostri figli fare quello che vorremmo da loro, ma ci vuole molta coerenza e perseveranza, mostrando una sintonìa perfetta tra ciò che diciamo e ciò che pensiamo. I giovani, che sono molto più furbi di quello che crediamo, scoprirebbero il trucco in breve tempo.
Spostando il discorso dal piano individuale a quello etnico, possiamo affermare che il popolo italiano è un popolo (ancora) fortemente adolescente. Non solo per età (l’Italia come nazione unitaria esiste da soli 160 anni, da poco prima di Collodi) ma anche e soprattutto per comportamento. Una delle attività più eccitanti per un italiano è quella di infrangere regole e leggi.
Gli italiani sono un popolo che, proprio come un ragazzo, ha bisogno di un’autorità, ma più per criticarla e ribellarsi che per seguirla. Persino la lingua italiana a volte rispecchia questo stato mentale, questa forma di “pubertà” sociale. Il “burocratese” con cui si esprime il potere in Italia, è una forma linguistica che, come fanno a volte padri e madri coi figli adolescenti, prescrive, impartisce ordini, chiede senza farsi capire troppo, per ridurre i rischi di insubordinazione. Se dico a mia figlia “non mangiare troppi dolci” vado incontro a un sicuro rifiuto. Ma se le prospetto che “mangiando troppi dolci potrebbe ingrassare e farsi venire i brufoli, con conseguente perdita di appeal nei confronti dei ragazzi”, be’ allora potrei avere qualche possibilità di successo.
In questo senso, le altre lingue possono permettersi di essere più dirette, le società che le parlano lo consentono, avendo più il senso dell’autorità e della disciplina. Non è un caso che, sui treni, il divieto di sporgersi dai finestrini sia impartito come ordine in ogni lingua, mentre in italiano si trasforma in un suggerimento, in un consiglio:
– Niet naar buiten leunen (è un ordine!)
– Do not lean out of the window (è un ordine!)
– Ne pas se pencher au dehors (è un ordine!)
– Nicht hinauslehnen (è un ordine!)
– È pericoloso sporgersi (è un’informazione, un avvertimento. Poi, fate come volete…)
(1 – Continua)