LEONORA ADDIO

 

Un inno alla memoria e alla storia, argomenti che il nostro paese non tiene in gran conto. È soprattutto questo il bel film di Paolo Taviani, che esce oggi nelle sale.

È il racconto di come le ceneri di Luigi Pirandello furono trasportate, secondo il volere dell’autore, nella campagna di Girgenti. ma solo dopo 15 anni dalla sua morte. Un viaggio complicato, dal cimitero del Verano, a Roma, all’isola, in treno, in auto, in processione. E l’accompagnatore di quei resti, nel percorso finale, è un oscuro ma volenteroso funzionario statale che si offre di esserne custode e garante.

Leonora addio il titolo di questo film di Paolo Taviani, che, rimasto solo – il fratello Vittorio ci ha lasciati nel 2018 – ha deciso di portare a termine uno dei progetti scritti e pensati insieme. “L’idea risale al 1984, quando abbiamo completato Kaos: il racconto delle “ceneri di Pirandello” avrebbe potuto concludere il film. Non era una novella di Pirandello, ma la storia ci fece comprendere come sarebbe stato possibile fare una novella nostra che nascesse dallo stesso humus dei racconti pirandelliani. Le risorse però erano finite e il progetto fu rimandato.” – dice oggi Paolo Taviani, cui ieri è stato assegnato, per questo film, il premio FIPRESCI a Berlino.

Ad arricchire il lavoro, che è della qualità cui ci hanno abituati con i loro lunghi anni di cinema d’autore i fratelli Taviani, ci sono preziosi spezzoni di film girati nell’immediato dopoguerra, per raccontare che cosa successe dalla morte di Pirandello (10 dicembre 1936) fino a quando le ceneri tornarono in Sicilia, dove sono ancora custodite nell’urna racchiusa ai piedi dell’albero. Gli anni della guerra quindi vengono mostrati attraverso scene di grandi film d’autore – per citarne uno solo, Paisà di Rossellini, – che pur essendo ricostruzioni, sono  orchestrate da chi la guerra l’aveva vissuta in prima persona e sapeva come rimandare alla memoria degli spettatori suoni e atmosfere e dolori.

Gli archivi dell’Istituto Luce e dell’Aamod ritraggono, nel 1934, il Premio Nobel per la Letteratura a Stoccolma, nel momento in cui riceve l’ambitissimo premio, e intanto la voce di Roberto Herlitzka legge le ultime pagine del diario di Pirandello che confessano quanto dolore è passato nella sua vita nel periodo che ha preceduto il Nobel, e quanto solo si sia sentito in quella sala nobile. La sua espressione – nella ripresa del cinegiornale – non mente e il premiato non simula giubilo in effetti.

Dopo il rocambolesco viaggio delle sue ceneri, nel film di Paolo Taviani c’è la scelta di mettere in scena il racconto che Pirandello scrisse pochi giorni prima di morire, Il Chiodo, la storia dell’omicidio apparentemente insensato di una bambina americana commesso da un ragazzino italiano emigrato a New York, un fatto di cronaca che colpì il grande scrittore, che ci mostra quante facce possano avere la rabbia e la colpa, quante personalità possano vivere nello stesso uomo.

In quanto al titolo, quel Leonora addio lascia perplessi, poiché di nessuna Leonora v’è traccia nel film di Paolo Taviani, che però dice: “Nella prima sceneggiatura del film c’era una scena tratta dal racconto Leonora addio, dove la protagonista canta alle figlie un’aria dal Trovatore, “Leonora addio, Leonora addio…”. Il titolo è rimasto, anche se la scena non c’è più e di Verdi neanche una nota, ma è uno dei titoli più appassionati di Pirandello”.

 

LEONORA ADDIO

Regia, soggetto e sceneggiatura Paolo Taviani

con Fabrizio FerracaneMatteo PittirutiDania MarinoDora BeckerClaudio Bigagli

produzione Donatella Palermo in associazione con Luce Cinecittà e Cinemaundici

montaggio Roberto Perpignani 

musiche Nicola Piovani (edizioni musicali Ala Bianca Publishing),

costumi Lina Nerli Taviani

scenografia Emita Frigato

fotografia di Paolo Carnera e Simone Zampagni