Il riciclo
Per completare l’economia circolare manca ancora un passaggio: il riciclo. La raccolta differenziata dei rifiuti non è la soluzione, non è un fine, è solo uno strumento. Abbiamo già detto che gli italiani differenziano il 52% della spazzatura: carta, plastica, vetro, metalli, legno, materiale organico. La quantità di materiali da riciclare aumenta di giorno in giorno, ma purtroppo l’offerta supera la domanda dell’industria e non cresce il mercato dei prodotti riciclati.
Carta e cartone vengono selezionati dalla raccolta differenziata, ma non ci sono più spazi negli impianti di smaltimento e i magazzini si riempiono a dismisura. La carta non trova collocazione, la domanda delle cartiere italiane è molto più bassa rispetto all’enorme offerta della carta raccolta dai cittadini. Lo stesso discorso vale per il vetro, di cui viene riciclato solo quanto corrisponde al fabbisogno, mentre le quantità eccedenti finiscono in discarica. Inoltre, le cartiere che usano carta riciclata hanno bisogno di inceneritori per eliminare la spazzatura che i disattenti mescolano con la carta (come le buste di plastica che avvolgono le riviste o la plastica dei cartoni del latte), ma i comitati “nimby” ne bloccano la realizzazione. Le aziende di selezione e riciclo si riempiono perciò di plastica che non riescono a vendere, sono piene anche di tutti i rifiuti mescolati con la plastica e non trovano inceneritori o discariche disponibili ad accettare quel materiale. Gli impianti si intasano, i costi vanno alle stelle, aumentano i rischi di incendi e si favorisce il business criminale, che si sbarazza dell’immondizia incendiandola in capannoni abusivi o esportandola clandestinamente. Negli ultimi cinque anni ci sono stati oltre 300 incendi, dolosi o colposi, a impianti di trattamento dei rifiuti, discariche, sia legali che abusive, impianti di compostaggio, inceneritori. Non tutti i casi sono riconducibili alla malavita: dal momento che gli impianti sono strapieni di materiali infiammabilissimi come la plastica e la carta, anche un banale incidente può trasformarsi in un problema ambientale enorme e in un rischio altissimo per chi ci lavora.
Industria, ambiente e salute devono viaggiare nella stessa direzione, quella dell’economia circolare, la sola che può farci uscire dall’emergenza. Sviluppare le tre “R” significa innanzitutto sviluppare il mercato dei prodotti riciclati, per evitare l’accumulo dei rifiuti differenziati che, abbiamo visto, provoca inquinamento e favorisce la criminalità (con le discariche abusive e gli incendi dei capannoni). Si devono inoltre superare le resistenze e i pregiudizi della sindrome “nimby” tramite una corretta informazione, vanno rispettate le leggi in materia e vanno infine sfruttate le tecnologie più innovative, per avere impianti di smaltimento moderni che, anziché roghi inquinanti, producano energia sana e pulita.
Dopotutto aveva ragione De André a proposito del letame, l’immondizia è una grande risorsa nel posto sbagliato: non sfruttare economicamente i rifiuti è come gettare i soldi nella spazzatura. Ogni volta che mia moglie mi chiede di buttare l’immondizia, mi piace credere che sto almeno collaborando alla produzione di energia pulita e alla salvaguardia dell’ambiente, anche se pago per farlo. Mi rifiuto di pensare che, buttando la spazzatura, sto solo gettando via il mio denaro nel cassonetto. No. Mi rifiuto.
(5 – Fine)