INTERVISTA alla poetessa MARIA BUONGIORNO

INTERVISTA a MARIA BUONGIORNO

Nasce in una regione arida, la Calabria; qui vive a disagio e va via appena può.  Ma ci sono radici impossibili da sradicare e col tempo impara a “perdonare” quella sua terra arida e brulla: le ha regalato colorati campi in fiore che ora parlano in poesie e racconti che affiorano lentamente dal suo cuore e dalla sua penna. La frase in cui si riconosce è: Colui che non sa ululare non troverà la sua muta. Dietro un’apparente timidezza e mitezza emergono forza, coraggio e determinazione. Nel tempo, ha imparato a convogliare un difficile percorso nella scrittura trovando in essa il suo lenimento. Raccontarsi per diffondere consapevolezza e riaccendere speranza. Perché non si può cambiare il passato ma si può aiutare il futuro. Arte, teatro, poesia e musica, si sono incontrate nel suo percorso. Coautrice dello spettacolo teatrale “Annodata Donna” andato in scena sulla scalinata di Piazza Iside a Roma (settembre 2016). Ritorna al teatro con il monologo “Occhio del giorno” Mata Hari – La Donna, rappresentato al Teatro Petrolini (2019). Presidente dell’Associazione Culturale Calliope con la quale ha indetto il Premio Internazionale di Poesia Principe Nicolò Boncompagni Ludovisi 2020-2021.

1. Cos’è la poesia? Quale funzione ha nella tua vita?

 Dare una definizione di poesia è piĂą complicato di quanto sembri. Per quanto mi riguarda, confermando quanto è giĂ  intuibile dal titolo del mio libro appena uscito “La trama di Aracne”, poesia è l’arte di tessere, intrecciare il proprio vissuto con le emozioni, i sentimenti attraverso la parola. Il mio concetto di poesia è strettamente aderente alla realtĂ  sia personale che sociale. Ritengo che proprio sul poeta, ancor piĂą che su uno scienziato, gravi il compito di indagare l’animo umano alla ricerca di risposte. Questo è esattamente ciò che ho fatto scrivendo questa silloge, all’inizio inconsapevolmente. Solo alla fine, dopo aver composto l’ultima poesia ne ho preso coscienza e capito di aver vissuto un vero e proprio viaggio esistenziale e di averlo raccontato in versi, quasi un diario di bordo.

2. Gli artisti hanno dei maestri di riferimento, quali sono i tuoi?

 Potrei citare dei poeti, tra questi certamente Pessoa, Walt Whitman, Jorge Luis Borges , ma non posso trascurare l’indiana Clarissa Pinkola Estès e Massimo Recalcati.

3. Ci vuoi parlare dell’ultimo libro che hai pubblicato?

 Come ho già detto, La trama di Aracne è appena uscito, (luglio 2021). E’ un libro che, se avessi potuto scegliere, non avrei voluto scrivere. Nessuno di noi può scegliere la propria vita, mi sarei risparmiata almeno un paio di esperienze. Ciò che possiamo fare è guardare all’Estraneo che ci abita, scrutarne gli anfratti più insidiosi, porci delle domande nel tentativo di arrivare alla Sapienza sedimentata nel cuore. Quello che più ci sostanzia sono proprio le cose da cui avremmo voluto fuggire. E quindi, nel mio libro c’è dolore ma anche speranza, sentimento vivo che non ha mai sofferto e che mi ha anzi portata ad abbracciare il Cielo verso il sentimento rappacificante che ora mi abita. In quanto esseri umani cadiamo perché abbandoniamo l’Amore. Per risalire la china occorre riaccendere il fuoco della coscienza e della comprensione e per farlo bisogna percorrere un lungo percorso. Scrivere mi ha aiutata, la poesia è stata il mio urlo silenzioso. Ed ho rimandato a lungo la pubblicazione. Nel frattempo lo stile è cambiato e così i contenuti fino a quando non sono stata pronta a compiere il salto. Oggi il mio urlo è udibile ed ha una sua eco ogni volta che qualcuno mi legge. Racconta verità, le mie ovviamente. Ma quando qualcuno dice “mi sono curato con le tue poesie” siamo di fronte ad una verità condivisa, una fortuna abbastanza rara che mi è già toccata.

4. Hai un nuovo lavoro in programma?

 Sto facendo varie cose, niente che abbia realmente programmato. La poesia, se si riesce a mantenere un atteggiamento rispettoso, è una grande maestra. Sto seguendo la Sua scia. In cantiere c’è un Premio Letterario, (Premio Internazionale di Poesia Principe Nicolò Boncompagni Ludovisi 2020/2021) ed un’opera teatrale liberamente tratta da Il marinaio di Pessoa.

5. Per chiudere l’intervista, ci regali una poesia che per te ha un significato speciale?

    Difficile scegliere…pertanto restiamo su quella che ha dato il titolo alla silloge:

 La trama di Aracne

Sotto il riflesso della stoffa, si dissolvono le rughe e

la Dea ricama un’insolita trina

svelando le sue fattezze;

 

lancia la sfida e introduce l’altrove

scandendo il tempo strappato alle stelle.

Il canto tace e le vertebre emigrano l’una dall’altra,

 

fossili della loro stessa essenza su listelli di legno;

una domanda balugina su un mozzicone di candela

ed apre una via nella trama delle vene.

 

Sale e scende l’ordito, dentro, fuori, sopra

e sotto, sempre opposto sull’asse verticale;

nelle curve degli intagli, il sogno si sfrangia.

 

Impossibile tergiversare.

La ribellione nel cuore è coraggioso andare

tra nodi e bandiere, parole taciute e un grumo

di innocenza battuto dal tempo che lavora le forme.

 

Le emozioni sostengono i tumulti

senza assolvere dall’ascolto.

Dove incedere?

 

Siamo tutti colpevoli tra l’andare e il restare,

esploratori del dubbio sul bianco della tela,

silenziosa e finita;

assassini su comodi divani, inconsapevoli che

l’amore da solo non salva, colpevoli di essere uomini

nel ganglio intricato di un’aritmia,

una parola persa per sempre nel torrente del logos.

 

In fin dei conti, innocenti.

Si innocenti.

Cos’è l’innocenza se non una dolorosa terapia

ad un vuoto incolmabile?

 

Bianco,

ancora bianco è l’ordito che segna un percorso,

assegna e disegna un senso,

libero da ogni dissidio e scevro d’errore.

 

Occorre indugiare nell’incomprensibile e

smettere di oscillare, afferrare il bavero del vestito,

dare abbrivio ad una  svolta,

non visibile, non udibile, non esprimibile.

 

Lì, sul velo della fanciulla,

il barlume di una domanda.

Aracne rivive e torna a ricamare.