Piani di circolazione
Già da diversi anni molte città europee – tra cui Gent dove abito – stanno introducendo piani di circolazione che rendono molto più difficile, se non impossibile, l’accesso in centro da parte delle automobili, tra divieti di transito, sensi unici, interi centri storici trasformati in isole pedonali, ma anche tariffe salate per i parcheggi.
Il piano di Gent – mobiliteitsplan, in fiammingo – aveva suscitato reazioni contrastanti, generalmente positive per ecologisti e amanti della bicicletta, che hanno così molto più spazio a disposizione e anche molta più tranquillità nel pedalare attraverso il centro della città, una volta abituati alle vibrazioni del pavé e addestrati a saltare i binari del tram, senza lasciarci la ruota.
D’altro canto, chi è costretto a usare l’auto per andare in centro, come le ditte di consegne, ha molta più difficoltà, dovendo compiere percorsi molto più lunghi, intasando le circonvallazioni, con relativo disagio anche per gli abitanti dei quartieri che si sono visti aumentare il traffico sotto casa.
Per quanto riguarda me, la chiusura al traffico del centro di Gent mi ha fatto riscoprire dopo tanti anni la dimensione del cammino. Io non sono un gran patito della bicicletta (anche se in epoca universitaria e nei primi anni lavorativi attraversavo in bici Milano, in lungo e in largo, ogni giorno), forse perché me ne hanno rubate così tante che da tempo mi terrorizza solo l’idea di dover lasciare la bici da qualche parte, incustodita. Perciò ultimamente, quando devo recarmi nel centro di Gent, ho preso l’abitudine di andarci a piedi. Dalla mia casa di Gentbrugge fino alla cattedrale di Sint-Baafs sono tre chilometri e mezzo, quarantacinque minuti di passo regolare, parola di Google Maps.
Uno degli itinerari è pure molto suggestivo, perchè si snoda per la maggior parte lungo sentieri pedonali e persino lungo un incantevole e tranquillo corso d’acqua (il Visserijvaart). Non è il più breve (ci sarebbero altri percorsi un po’ più corti, ma su strade trafficate) ma è sicuramente il più attraente, soprattutto quando non sono troppo assillato dalla fretta e quando ho voglia di meditare tranquillamente, senza dover scansare automobili e biciclette. Uno dei vantaggi del camminare a piedi per la città è proprio questo: si può distrarsi, fantasticare e variare l’itinerario a seconda dell’umore, del clima, del tempo a disposizione, delle commissioni da fare lungo la strada.
In effetti non è Gent la prima città che percorro a piedi, né mi ci è voluto il suo mobiliteitsplan per invitarmi e spronarmi alla camminata. Sin dall’adolescenza ho accumulato chilometri e chilometri di scarpinate attraverso diverse città, all’inizio stimolato dai vari itinerari delle guide verdi Michelin (Parigi, Roma, Londra, Venezia, New York…) poi sempre più autonomo e indipendente, coi percorsi che mi creavo da solo e che variavo anche in base all’ispirazione del momento. E, affascinato dalla magia delle passeggiate urbane da turista, ho cominciato a percorrere a piedi sempre più spesso anche le città in cui abitavo, in particolare Milano. Mi sono così reso conto che la propria città può essere una miniera di ricordi, di scoperte e di esperienze che solo il cammino è in grado di trasmetterci. Ogni residente ha un repertorio di percorsi diversi nella propria città, in diversi momenti della sua giornata e anche della sua vita, legati alla sua esperienza quotidiana: il quartiere in cui abita, lavora o studia, dove si trovano i luoghi che frequenta, la biblioteca, il barbiere, dove vivono gli amici. Ci sono anche i quartieri sconosciuti, in ombra, dove non è mai stato o dove ha paura di andare.
L’attrazione dei vari quartieri e dei vari itinerari dipende quindi da fattori molto personali, vicende vissute, ricordi d’infanzia o di gioventù, momenti speciali al bar o in un locale, dove torniamo spesso per rinnovare l’emozione di allora, o dall’atmosfera di una strada, di cui magari ci emoziona solo il nome. Come la strada dove abitava la compagna di scuola di cui ero innamorato: quando scoprivo una via con lo stesso nome in un’altra città, andavo subito a vedere com’era fatta quella strada… Chi conosce la città, spesso si meraviglia delle scelte che facciamo, ci prende in giro o si interroga sui nostri strani gusti.
(1 – Continua)