Anne Sexton
(Newton, 1928 – Weston, 1974)
Per il mio amante che ritorna dalla moglie
Lei è tutta là.
Lei è stata accuratamente fusa per te,
forgiata dalla tua infanzia,
forgiata con le tue cento biglie preferite.
Lei è sempre stata là, tesoro.
A dire il vero è deliziosa.
Fuochi d’artificio nella tetra metà di febbraio,
autentica come una pentola di ghisa.
Ammettiamolo, io sono stata di passaggio.
Un lusso. Un panfilo rosso fiamma nel porto.
I miei capelli si sollevano come fumo
dal finestrino dell’auto.
Lei è qualcosa di più. Lei è ciò che ti spetta.
Questo non è un esperimento. Lei è tutta armonia.
Lei controlla i remi e gli scalmi della barca,
ha sistemato i fiori di campo sul davanzale per colazione,
ha dato alla luce tre figli sotto la luna,
tre cherubini disegnati da Michelangelo,
l’ha fatto con le gambe spalancate
nei terribili mesi della cappella.
Se alzi gli occhi, i bambini sono lì,
come palloncini delicati posati sul soffitto.
Inoltre lei li ha portati lungo l’ingresso uno per uno,
dopo cena, le teste privatamente rannicchiate,
due gambe che protestano corpo a corpo,
il suo viso avvampato da un canto e dal loro tenero sonno.
Ti restituisco il tuo cuore, ti do il permesso…
per la miccia dentro di lei, che freme
rabbiosa nella polvere, per la cagna in lei
e per la sepoltura della sua ferita…
per seppellire viva la sua piccola ferita rossa…
per il pallido bagliore tremolante sotto le costole,
per il marinaio ubriaco che attende
nel polso sinistro di lei,
per le ginocchia della madre, per le calze,
per il reggicalze, per il richiamo…
il curioso richiamo,
di quando scaverai nelle braccia e nei seni,
e tirerai il fiocco arancione nei suoi capelli,
e risponderai al richiamo, al curioso richiamo.
Lei è così nuda e unica.
Lei è la somma di te stesso e del tuo sogno.
Arrampicati su di lei come su un monumento,
gradino dopo gradino.
Lei è solida. Quanto a me,
io sono un acquerello, scolorisco.