INTERVISTA a MASSIMILIANO BARDOTTI

Massimiliano Bardotti (1976) è nato e vive a Castelfiorentino. Poeta, è presidente dell’associazione culturale Sguardo e Sogno, fondata da Paola Lucarini. Pubblica tra gli altri: Il Dio che ho incontrato (2017 Edizioni Nerbini), I dettagli minori, (2018 Fara Editore) opera di poesia e prosa dal quale è stato tratto l’omonimo spettacolo teatrale interpretato insieme a Viviana Piccolo. Diario segreto di un uomo qualunque, appunti spirituali (2019 Tau Edizioni) recensito da Elena Buia Rutt sull’Osservatore Romano. A marzo 2020, sempre con Fara editore esce Il colore dei ciliegi da febbraio a maggio, scritto insieme a Gregorio Iacopini e con la prefazione di Filippo Davoli e la postfazione di Isabella Leardini. Nel 2017 a Castelfiorentino, fonda la SCUOLA DI POESIA presso l’ass. cult. OltreDanza. Dal 2018 conduce: “L’infinito, la poesia come sguardo: Ciclo di incontri con poeti contemporanei” al san Leonardo al palco di Prato.

1) Che cos’è la poesia? Quale funzione ha nella tua vita?

Si comincia subito con la domanda delle domande! Cos’è la poesia? La poesia è, credo, un grande, grandissimo mistero. Ed è mistero antichissimo, forse quanto l’Origine. Nella tradizione giapponese (ma anche cinese) le foreste di bambù sono simbolo della poesia, perché quando soffia il vento si ode una musica meravigliosa. La poesia è il vento, il poeta è il bambù. Ci si può azzardare a dire che non è il poeta che fa la poesia, casomai il contrario. Ma quel che è certo è che inscindibile è questa relazione, il poeta certamente non esisterebbe senza la poesia. La poesia invece mi sembra esistere malgrado tutto, anche malgrado i poeti! Mi sembra essere segretamente dentro le cose, ma anche posarsi lieve su di esse. Come neve, che ricopre d’incanto, ma anche come raggio di sole, che illumina e scalda. Se l’Infinito ha una lingua, un linguaggio, è la poesia. Se la bellezza ha una voce, quella voce è la poesia.

Alla seconda domanda credo di aver in qualche modo già risposto, ma ci tengo a dirlo in modo anche più chiaro: nella mia vita la poesia ha una funzione vitale. Non riesco a immaginarmi vivo senza, ma non riesco nemmeno a immaginare la vita senza la poesia. E non parlo tanto del fatto che, con risultati più o meno accettabili, io scriva poesia, quanto piuttosto della poesia che si è manifestata attraverso gli altri poeti o che vedo ogni giorno risplendere nel creato. Come diceva Borges: altri si vantino delle pagine che hanno scritto, io sono orgoglioso di quelle che ho letto. E non si leggono solo le, meravigliose, pagine dei libri, ma anche quelle dei giorni e della natura. E non basta leggere! Bisogna cantare, come diceva Turoldo, cantare! Lui il poetare lo chiamava cantare e sono d’accordo con lui!

2) Gli artisti hanno dei maestri di riferimento, quali sono i tuoi?

Emily Dickinson è stata la prima. Innamorarmi di lei ha coinciso con l’innamoramento per la poesia, quindi ho verso di lei una riconoscenza infinita. Ho guardato attraverso i suoi occhi, mi sono posto le sue domande, ho sentito il suo cuore battere nel mio. Emily Dickinson è una voce che ha attraversato i secoli e sono certo che finché ci sarà il mondo ci saranno i suoi versi. La sua indagine del visibile e dell’invisibile ha lasciato un testamento di visioni ispirate e bellezza. Ho già citato Turoldo, per me un punto di riferimento assoluto. Per il suo sguardo pieno di misericordia e mai domo a un tempo. Un uomo sempre pronto a guerreggiare in difesa degli ultimi. Mi ha insegnato il valore dell’umiltà e il suo amore per la poesia mi ha acceso. Non aveva problemi a chiamare i suoi scritti preghiere, ma non se la sentiva di chiamarle poesie. Riteneva la poesia così alta da chiedere perdono per il fatto di lasciarsi chiamare poeta. E poi Rumi, Hafez, Sanai, poeti della tradizione Sufi. La lotta all’io, contro ogni egoismo. Quel cantare l’amore infinito, tutta la simbologia: il vino-spirito, il coppiere-angelo (o messaggero) che porge la coppa al poeta affinché si inebri (ispirazione, estasi) e possa cantare. E Whitman, il vecchio Walt e la sua bianca barba. Il verso allungato, la democrazia, la libertà. “Il minimo germoglio mostra che la morte non esiste e che se mai esiste essa indusse alla vita”… Naturalmente Dante, inarrivabile scriba (si definiva lui così) Maestro d’ispirazione, poeta teso a cantare tutto il mistero della vita e della morte, cittadino dell’altrove, mistico di una grandezza e generosità assolute. Potesse farci da guida, in questo tempo di selva oscura…Di poeti amati ce ne sono poi tantissimi altri, fra cui vorrei citare Carlo Betocchi, ma se devo indicare il mio maestro in questa vita, non indico un poeta: Guidalberto Bormolini, sacerdote, monaco, antropologo, teologo. È grazie a lui se posso impegnarmi a vivere secondo la mia vocazione…

3) Ci vuoi parlare dell’ultimo libro che hai pubblicato?

L’ultimo libro pubblicato è: Il colore dei ciliegi da febbraio a maggio. È una raccolta poetica insolita, scritta con un giovane poeta, Gregorio Iacopini. Il libro nasce da un dialogo poetico (alla maniera delle antiche scuole) che è il cuore del libro. Gregorio ha scritto una poesia (sul tema della Via, intensa come Via spirituale e poetica) alla quale io ho risposto e poi lui di nuovo ha risposto e ancora io e via di seguito. Ne è nato un dialogo intenso e vitale. Poi ci sono nel libro altre due sezioni, una mia e una sua, che abbiamo comunque curato insieme. La contemplazione della natura ha un rilievo fondamentale, come si intuisce dal titolo. La stesura del libro è avvenuta durante molte notti trascorse a vegliare, fra letture ad alta voce e preghiera. Il libro è edito da Fara Ed.

4) Hai un nuovo lavoro in programma?

A breve, dovrebbe davvero essere questione di settimane, uscirà un libro dal titolo: Idillio alla Morte, scritto con Serse Cardellini, poeta pesarese, una delle voci più intense e potenti della poesia contemporanea. Il libro esce in una nuova collana di poesia che si chiama Fuori Stagione, collana della quale io e Serse siamo direttori. E poi, sempre a breve, per Puntoacapo Editrice uscirà un libro al quale ho lavorato per circa 5 anni: La terra e la radice. È un libro al quale tengo moltissimo e sono molto felice di pubblicarlo con Puntoacapo.

5) Per chiudere l’intervista, ci regali una poesia che ha un significato  speciale nella tua vita?

 Ce ne sarebbero davvero tante. La poesia è compagna e maestra di ogni mio giorno. Ma ce n’è una in particolare che mi va di condividere adesso. È di Emily Dickinson ed è stata fondamentale per me. Non me ne sono accorto subito. L’ho letta la prima volta da adolescente:

Una parola muore quando è detta
Dice qualcuno −
Io dico che proprio
Quel giorno
Comincia a vivere.

Ho scoperto solo molti anni dopo che questi versi avevano aperto nel mio cuore un solco e ci avevano piantato dentro il seme della mia vocazione.