Lontano lontano (3)

Tenco

Tenco

L’angoscia struggente della lontananza, sia spaziale che temporale, è stata evocata mirabilmente dal cantautore Luigi Tenco in diversi suoi brani, carichi di inquietudine e malinconia.

Tenco morì durante il festival di Sanremo del 1967, all’età di nemmeno 29 anni. La versione ufficiale fu quella del suicidio, per la disperazione di aver visto la propria canzone eliminata dal Festival, ma in molti non ne furono mai convinti e per anni si parlò di omicidio, forse per motivi passionali. È peraltro vero che Tenco fosse una persona particolarmente fragile e sensibile, un precursore dei tempi, approdato in questo mondo troppo presto rispetto al suo spirito. Lui stesso disse di sé, un anno prima di morire: «Io sono uno che sorride di rado, questo è vero, ma in giro ce ne sono già tanti che ridono e sorridono sempre, però poi non ti dicono mai cosa pensano dentro».

Se analizziamo i suoi testi, scopriamo che sono tutti permeati dall’angoscia di uno sfasamento sia temporale che spaziale. Rimpianti e termini come “troppo tardi”, “ormai”, “ritornare”, “passato”, “sogni svaniti”, pervadono le sue canzoni, mosse dal turbamento per la lontananza fisica e per il trascorrere vano e malinconico del tempo.

Luigi Tenco si sentiva estraneo e incompreso dalla società del suo tempo; fu un buon sassofonista e un cantautore ispirato, ma era soprattutto un ribelle triste che anticipò di un soffio i movimenti giovanili del ’68. Era insomma un poeta che aveva da dire qualcosa di nuovo e di diverso dai suoi contemporanei, volle dirlo con la chitarra e col pianoforte, ma non trovò orecchie che seppero ascoltarlo. Solo dopo la sua morte la gente cominciò a capirlo. È stato uno di quei tanti artisti, scienziati, inventori, geni incompresi, di cui si è spesso detto che anticiparono i tempi, o che vissero al di fuori della propria epoca, un po’ come Leonardo da Vinci. Forse è solo una coincidenza che sia Leonardo che Tenco nacquero da relazioni extraconiugali ed ebbero quindi un’infanzia diversa da quella dei propri coetanei; eppure le vite di molti di questi personaggi “fuori dal tempo” pare che avessero il destino segnato fin dall’inizio, che presero già da subito, dalla nascita, una direzione anomala.

(3 – Continua)

LONTANO LONTANO (Luigi Tenco)

E lontano lontano nel tempo
qualche cosa negli occhi di un altro
ti farà ripensare ai miei occhi
i miei occhi che t’amavano tanto

E lontano lontano nel mondo
in un sorriso sulle labbra di un altro
troverai quella mia timidezza
per cui tu mi prendevi un po’ in giro

E lontano lontano nel tempo
l’espressione di un volto per caso
ti farà ricordare il mio volto
l’aria triste che tu amavi tanto

E lontano lontano nel mondo
una sera sarai con un altro
e ad un tratto chissà come e perché
ti troverai a parlargli di me
di un amore ormai troppo lontano.

UN GIORNO DOPO L’ALTRO (Luigi Tenco)

Un giorno dopo l’altro
il tempo se ne va
le strade sempre uguali,
le stesse case.
Un giorno dopo l’altro
e tutto è come prima
un passo dopo l’altro,
la stessa vita.

E gli occhi intorno cercano
quell’avvenire che avevano sognato
ma i sogni sono ancora sogni
e l’avvenire è ormai quasi passato.

Un giorno dopo l’altro
la vita se ne va
domani sarà un giorno uguale a ieri.

La nave ha già lasciato il porto
e dalla riva sembra un punto lontano
qualcuno anche questa sera
torna deluso a casa piano piano.

Un giorno dopo l’altro
la vita se ne va
e la speranza ormai è un’abitudine.

MI SONO INNAMORATO DI TE (Luigi Tenco)

Mi sono innamorato di te
perché non avevo niente da fare

il giorno volevo qualcuno da incontrare
la notte volevo qualcosa da sognare

Mi sono innamorato di te
perché non potevo più stare solo
il giorno volevo parlare dei miei sogni
la notte parlare d’amore

Ed ora che avrei mille cose da fare
io sento i miei sogni svanire
ma non so più pensare
a nient’altro che a te

Mi sono innamorato di te
e adesso non so neppure io cosa fare
il giorno mi pento d’averti incontrata
la notte ti vengo a cercare

CIAO AMORE CIAO (Luigi Tenco)

La solita strada, bianca come il sale
il grano da crescere, i campi da arare.
Guardare ogni giorno se piove o c’è il sole,
per saper se domani si vive o si muore
e un bel giorno dire basta e andare via.
Ciao amore, ciao amore, ciao amore ciao.
Ciao amore, ciao amore, ciao amore ciao.

Andare via lontano, cercare un altro mondo
dire addio al cortile, andarsene sognando.

E poi mille strade grigie come il fumo
in un mondo di luci sentirsi nessuno.
Saltare cent’anni in un giorno solo,
dai carri nei campi agli aerei nel cielo.
E non capirci niente e aver voglia di tornare da te.
Ciao amore, ciao amore, ciao amore ciao.
Ciao amore, ciao amore, ciao amore ciao.

Non saper fare niente in un mondo che sa tutto
e non avere un soldo nemmeno per tornare.
Ciao amore, ciao amore, ciao amore ciao.
Ciao amore, ciao amore, ciao amore ciao…