INTERVISTA a RITA FELERICO
Laureata in Filosofia, giornalista pubblicista, counselor filosofico, specializzata in Storia dell’Arte è stata per diverso tempo cultrice della materia presso la cattedra di Storia della Filosofia – Università l’Orientale – tenuta dalla prof.ssa Maria Donzelli. Nata a Salerno, vive e lavora a Napoli da più di trent’anni. Promotrice di manifestazioni e iniziative culturali, vincitrice di vari concorsi di poesia, è vice presidente dell’Associazione Peripli – Culture e Società Mediterranee e membro della Fondazione Cittadine e Cittadini del Mediterraneo. Presente come socia in diverse associazioni culturali, con le quali collabora assiduamente (vedi Eleonora Pimentel, Wunderkammer, Piano City Napoli) è protagonista in incontri, forum, seminari, presentazioni di libri e letture poetiche. Ha pubblicato con Bibliopolis DeSiderio silloge poetica con disegni dell’artista Lello Esposito e la silloge poetica Invenzioni a due voci, editore Graus, con disegni di Riccardo Dalisi. Molte poesie sono vincitrici in concorsi nazionali (uno degli ultimi è stato conseguito presso l’Associazione Anterem di Verona) e presenti in raccolte e collettanei, come alcuni suoi saggi (alcuni pubblicati da Homo Scrivens). Docente presso le scuole estive dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, organizza dal 2009 gli incontri del Cafè Philo a Napoli. Ha lavorato nel terzo settore e successivamente nell’Ufficio Stampa e nell’Ufficio del Portavoce del Presidente della Regione Campania. Collabora assiduamente con il Museo Cappella Sansevero.
1) Cosa rappresenta la poesia? Quale funzione ha nella tua vita?
La poesia è la risposta necessaria alla mia esistenza, il respiro per vivere, è cura, gioco, curiosità delle cose, del mondo, è stile di vita, dialogo, diversità e incontro con le diversità. Formo la vita come poesia, penso con poesia, lavoro con poesia; agire, impegnarmi civilmente e responsabilmente con poesia. Non so se riesco, ma almeno ci tento.
2) Gli artisti hanno dei maestri di riferimento, quali sono i tuoi?
Il primo amore è stato Giacomo Leopardi; con fervore dai banchi di scuola contestavo l’interpretazione prettamente ‘pessimistica’ elaborata dai testi critici e dagli insegnanti. Sono del Sud, nata a Salerno, adottata da Napoli. Non potevo ignorare La ginestra. Poi, ho letto con ingordo piacere il fascino di Eugenio Montale, il verso calmo e inquieto del Maestro Mario Luzi, il tormento e la passione di Alfonso Gatto. La parola si è aperta ad altri ritmi, suoni ed armonie con Cristina Campo, Antonia Pozzi, Carmen Yànez e le poete del Mediterraneo, dell’America latina. Mi intrigano molto la Mariangela Gualtieri, la Antonella Anedda e per certi versi la Maria Grazia Calandrone. La verità è che più leggo poesia, più desidero leggerla, scriverla, sperimentarla, ascoltarla. Ascoltare poesia è un’esperienza bellissima, è come andare ad un concerto in compagnia di te che sei in viaggio in cerca di emozioni, sensazioni, dolori, gioie, conferme, condivisioni. Sull’orizzonte della memoria Saffo, Dante, Petrarca: sempre una sorprendente scoperta. La scrittura, mutata nel tempo, sempre in movimento, specchia fortemente l’esserci nella mia pelle, il mio abitare, l’approccio alle cose e ai saperi.
3) Ci vuoi parlare dell’ultimo libro che hai pubblicato?
Non amo pubblicare a raffica; molte poesie sono in raccolte, in almanacchi, in libri o saggi di amiche /ci scrittori, artisti, architetti. Ho pubblicato due libri a distanza di alcuni anni, il primo deSiderio nel 2004 con Bibliopolis, l’altro Invenzioni a due voci con Graus nel 2008. Mi sono fatta ‘accompagnare’ da due artisti, non per illustrare i versi, ma per percorrere un pezzo di strada insieme. Lello Esposito, in deSiderio, poesie d’amore, ha per la prima volta disegnato ‘donne’; Riccardo Dalisi in Invenzioni a due voci ha invece attraversato, giocato con le parole, intrecciato i suoi colori e segni con i miei.
4) Hai un nuovo lavoro in programma?
Uscirà per giugno – edito da Turisa Editrice – il terzo libro, dal titolo provvisorio, perché non è detto che non possa cambiare, nudarsi. Rappresenta idealmente un punto di arrivo, un cammino di versi e prosa poetica, a dire oggi chi sono e perché.
5) Per chiudere l’intervista ci regali una poesia che per te ha un significato speciale?
Sono molto indecisa. Sarei tentata di regalare la prima poesia che ho scritto, frequentavo le elementari, dedicata al fiume Tevere – abitavo a Roma allora -. Un omaggio alla favolosa Maestra che mi ha insegnato la poesia: ha saputo scoprirla in me, ha indicato il linguaggio più congeniale alla parola. Me la fece recitare con lei e davanti alle mie compagne sulle rive del Tevere, in una delle tante escursioni nella bella Roma di allora.
Ne indico due. Una segna l’incontro con l’Amore, l’altra un momento difficile e doloroso, che mi ha frammentato, segnato dalla ricerca di una identità.
Nous
Ritrovarmi
fra i piccoli, gialli pois
della tua cravatta.
Raggomitolata
nelle tue braccia,
senza tempo
con più coraggio
un’altra volta
Storia
ai miei figli
Sventagliano
i vostri volti
in soffi di allegria.
toccarvi
sentirvi veri
per plasmare il corpo
e riconoscermi.
a slacciare i seni
ad allungar le dita per spingervi lontano
imparo.
nel cavo delle mani
conservo acqua
per i giorni duri.
il tenero sogno
parole di sorrisi inventa
linguaggi del cuore sperimenta
perché
non sia speranza
ma vera
la bellezza.
mi offro come sono
per voltarmi e scoprirvi grandi
a un passo da me
contro tutto