INTERVISTA a STELVIO DI SPIGNO
Stelvio Di Spigno è nato a Napoli nel 1975. Per la casa editrice Marcos Y Marcos di Milano ha pubblicato nel 2015 il fortunato Fermata del tempo e nel 2020 Minimo umano. Gli altri suoi libri di poesia sono Mattinale (2002, ed. accresciuta 2006), Formazione del bianco (2007) e La Nudità (2010). Ha vinto il Premio Andes, il premio Nazionale di Calabria e Basilicata e il premio Sandro Penna. Ha pubblicato due monografie: Memorie della mia vita di Giacomo Leopardi (2007) e L’artificio della naturalezza (2015). Vive e lavora a Roma dove insegna nei licei.
1) Cosa rappresenta la poesia? Quale funzione ha nella tua vita?
Ha avuto ed ha un grande peso nella mia vita. A volte credo persino eccessivo. Forse le cose che più contano sono altre, mi dico. Ma come si dice: la poesia è un dono, e a caval donato non si guarda in bocca.
2) Gli artisti hanno dei maestri di riferimento, quali sono i tuoi?
Leopardi, Montale, Caproni, Pasolini. Tutto ruota attorno a queste grandi quattro figure, per motivi stilistici, per come hanno trattato la loro materia incandescente facendone uscire accenti di poesia altissima. Per il loro modo di pensare, per l’unione, nei propri versi, di filosofia, teologia e poesia. Pensiero sul mondo, su se stessi, su Dio.
3) Ci vuoi parlare dell’ultimo libro che hai pubblicato?
Il mio ultimo libro si chiama Minimo umano, ed è uscito a giugno del 2020. È ancora troppo vicino per capire, in prospettiva, cosa ho “combinato”, di buono e di meno buono. È nato in un momento di crisi della mia vita, nel trapasso tra la giovinezza finita e un’altra età che ancora devo comprendere del tutto. È molto autobiografico, ma quando ci si trova in un simile agone, credo sia impossibile evitarlo. E poi credo che tutta la poesia sia autobiografica. La scommessa non è abolire il sé, ma saper uscire da se stessi. In questo senso i poeti che ti ho citato prima sono dei modelli inarrivabili.
4) Hai un nuovo lavoro in programma?
No, al momento sono libero da impegni. Spero non per sempre! Spero che la poesia torni a bussare alla mia porta.
5) Per chiudere l’intervista ci regali una poesia che per te ha un significato speciale?
Direi 2 poesie: Ultima preghiera di Giorgio Caproni e Canto notturno di un pastore errante dell’Asia di Leopardi. La prima sembra discendere dalla seconda, se le si legge in sequenza. Sono due capolavori. Le ho sempre con me.