Gabriele Galloni
(Roma, 9 giugno 1995 – Roma, 6 settembre 2020)
Ti chiamerò a distanza di molti anni
e avrò da tempo smesso di sapere.
Dunque non parlerò; e non parlerai
nemmeno tu. Ma tornerà per tutti
e due la prima sabbia; illuderemo
l’età giovane che dorme nei nostri letti.
Condividiamo una identica estate;
diremo un corpo che non è stato mai.
*
E con gli occhi arrossati ritrovarsi
una mattina, soli, a camminare
lungo un fossato oppure lungo un muro
enorme, bianco; e un sole di domenica.
A tratti forma perde forma come
un tessuto che vecchio si sfilacci
negli anni; e appaiono le case, bianche
anch’esse; i porticati
a quest’ora deserti – laggiù il mare
che non si vede.
*
La Luna, questa sera,
è l’ombra di un insetto
che avanti e indietro e avanti
va per le stanze vuote
di una villa a Focene.
Tentiamo, al buio, di raschiarla via.
(da L’estate del mondo, Marco Saya, 2019)