Dagli esordi all’affermazione internazionale. Fu avviato agli studi musicali dal padre, un locandiere dilettante di musica che gli fece studiare il violino e poi il pianoforte e l’organo. Nel 1857, grazie all’aiuto finanziario di uno zio, poté essere inviato a Praga, dove studiò regolarmente alla scuola di organo. Nel 1873, dopo aver fatto parte per una decina d’anni come violinista dell’orchestra del Teatro Nazionale, ebbe la nomina di organista nella chiesa di S. Adalberto; dal 1874, grazie agli interventi di Hanslick e di Brahms, fruì di una borsa di studio del governo austriaco; poté così concentrarsi nella composizione, acquistando presto notorietà europea: dapprima con le Danze slave, poi con lo Stabat Mater che, eseguito a Londra nel 1883, è all’origine della straordinaria popolarità di D. in Inghilterra. Qui e altrove il compositore conobbe, da allora, onori e riconoscimenti: le università di Praga e di Cambridge lo nominarono dottore honoris causa, la London Philharmonic Society lo iscrisse fra i suoi membri; fu invitato in Germania, in Ungheria, in Russia, in Austria. Nel 1892 si trasferì negli Stati Uniti, dove diresse per tre anni il conservatorio di New York. Una serie di viaggi gli diede modo di conoscere la musica dei neri e degli indiani, che influì notevolmente sulla sua produzione di quel periodo, come testimonia la celeberrima sinfonia Dal Nuovo Mondo, eseguita con clamoroso successo alla Carnegie Hall di New York nel 1893. Tornato in patria (1895), assunse nel 1901 la direzione del conservatorio di Praga; nello stesso anno andò in scena, al Teatro Nazionale, la più nota delle sue opere teatrali, Rusalka.
Varietà della produzione vocale (teatrale, religiosa, profana). Anche se la sua fama resta affidata essenzialmente alle sinfonie e a un gruppo di composizioni da camera, D. fu un artista fecondo e felice in tutti i campi dell’espressione musicale. Nelle opere teatrali si ispirò, sulle orme di Smetana, a temi patriottici e a melodie e ritmi popolari; ma questo non gli impedì di subire sia l’influenza di Wagner (specie nella produzione giovanile: Alfred, Il re e il carbonaio , Teste dure, Vanda, Il contadino furbo), sia quella del grand-opéra (nelle opere più mature come Dimitri, 1881-94; Il giacobino, 1887-97; Il diavolo e Caterina, 1898-99; la citata Rusalka; Armida, 1902-03). Apprezzatissime dai contemporanei furono le composizioni religiose, il cui afflato melodico accoglie spesso reminiscenze händeliane rivissute con spirito romantico: si ricordano lo Stabat Mater op. 58 (1876-77), l’oratorio Santa Ludmilla op. 71 (1885-86), la Messa in re maggiore op. 86, il Requiem op. 89 (1890), il Te Deum op. 103 (1892), oltre al Salmo 149 per coro e orchestra e ad altri brani per voci sole e organo. Numerose anche le composizioni profane per coro sia con orchestra (come la ballata La moglie dello spettro, 1884, e la cantata The American Flag, scritta durante il soggiorno negli Stati Uniti, entrambe con voci soliste), sia a cappella o con pianoforte, per lo più su poesie popolari ceche, slovacche, lituane, morave. Testi popolari sono spesso adottati anche nella nutrita produzione per canto e pianoforte, che comprende varie raccolte di Lieder, come i giovanili Cipressi (1865), più volte rielaborati in seguito anche per quartetto d’archi, le op. 6, 7, 31, 55 (Melodie zingaresche, che ispirarono a loro volta Brahms) e 82, i maturi Canti biblici op. 99 (1894) e 4 serie di duetti su poesie morave.
Le composizioni sinfoniche e da camera. La produzione più eseguita e più nota di D. è costituita, come si è detto, dalla musica strumentale. Quella sinfonica comprende 9 sinfonie, di cui soltanto le ultime 5 (op. 60, 70, 76, 88 e 95) vennero numerate, mentre le prime 4 furono pubblicate postume (onde la citata sinfonia Dal Nuovo Mondo è a volte denominata ancora quinta anziché nona); 5 poemi sinfonici, dall’op. 107 alla 111, scritti fra il 1896 e il ’97; composizioni varie per orchestra, fra cui il Notturno in si maggiore e la Serenata op. 22 (1875), entrambi per archi, la Serenata per fiati op. 44 (1878), le 3 Rapsodie slave op. 45, le Danze slave op. 46 (prima serie, 1878), originariamente per pianoforte a 4 mani come le 10 Leggende op. 59 e le Danze slave op. 72 (seconda serie, 1886), lo Scherzo capriccioso op. 66 (1883), 5 ouvertures (fra cui Husitská op. 67, Nel regno della natura op. 91, Carnevale op. 92 e Otello op. 93); i lavori per strumenti solisti e orchestra, fra i quali spiccano il Concerto per pianoforte op. 33 (1876), il Concerto per violino op. 53 (1879-82) e il notissimo Concerto per violoncello op. 104 (1894-95). Quanto alla produzione per complessi da camera, essa comprende un Terzetto per due violini e viola op. 74 e 4 trii per archi e pianoforte (fra cui celebre l’op. 90, detta Dumky perché ispirata, al pari di tante altre composizioni di D., al canto popolare slavo detto dumka o duma); 1 quartetto per archi e pianoforte (op. 23, 1875) e 15 per soli archi (fra cui l’op. 96, detto L’americano, il più noto, scritto nel 1893, e le op. 105 e 106); 2 quintetti per archi e pianoforte (fra cui l’op. 81, del 1888) e 3 per archi soli (fra cui l’op. 97, del 1893); un Sestetto per archi op. 48 (1878). Sono infine da ricordare le composizioni per violino (una Sonata op. 57, una Sonatina op. 100 e altri pezzi) e per violoncello con pianoforte, nonché quelle per pianoforte solo, per lo più in forma di danza o di genere caratteristico, come i 2 Furianty op. 42, gli 8 Valzer op. 54, le 6 Mazurche op. 56, i Quadri poetici op. 85, le Umoresche op. 101, le già citate Danze slave e 10 Leggende a quattro mani, trascritte per orchestra.
Tradizioni popolari e modelli colti. Sensibile alle suggestioni della tradizione spontanea locale, D. assunse tuttavia a propri modelli espressivi i maestri della tradizione colta tedesca, primo fra tutti Brahms. È specialmente nelle composizioni strumentali, sinfoniche e cameristiche, che emerge il ruolo svolto da D. nell’ambito delle scuole nazionali dell’Europa orientale: quello di coinvolgere l’elemento popolare – rilevato anche nei suoi aspetti più esteriori e brillanti – nel processo di pensiero che si origina e si sviluppa dal grande modello occidentale della forma-sonata. Nelle sue composizioni, però, la tecnica di sviluppo non è mai condotta a un grado di elaborazione tale da compromettere l’integrità poetica dell’immaginazione popolare, sicché questa, all’interno della costruzione dotta, acquista un fascino nostalgico, emergendo come richiamo di un mondo originario e genuino.
Compositore: Antonin Dvorak
Direttore: Istvan Kertesz
Orchestra: London Symphony Orchestra
Supporto: Vinile LP
Numero supporti: 1
Etichetta: Decca
Data di pubblicazione: 15 novembre 2016
EAN: 0028948309580