Roberto Varese (Roma, 1958)
Forse non lo sai, ma io ti sto aspettando.
I brevi rumori, le sporadiche voci dal cortile, plasmano il silenzio di questa casa, lo ritagliano.
Inganno il tempo con lavori da poco: batto i chiodi sulle travi del tetto, provo a riparare una lampada… Oppure leggo, o meglio rileggo le pagine più amate. Vado a cercarle sugli scaffali, a scovarle nel mucchio, in una specie di caccia al bello e al vero.
È una solitudine perfetta. Eppure so che l’equilibrio dipende da questa lunga pazienza. Un monaco, un eremita, formerebbe in tale modo la sua preghiera, sicuro che Qualcuno lo ascolta, lo invita. Attesa contro attesa.
Io aspetto te; che sei vera, ma come in sogno.
Forse non lo sai, ma io scrivo per stupirti, per offrirti questo limpido disegno di parole, questo calmo abbandono.
(da Il re del bosco, Centro Copie Cervialto, 2012)