Il 30 aprile del 2019, in un post per la rubrica Leggerescrivere, mentre mi chiedevo quanto fossero diventati attivi nella comunicazione i nostri device dotati di assistenti google, correttori automatici e suggeritori, commentavo: “…. c’è chi questo scenario ‘robotizzato’ l’ha immaginato decine e decine di anni fa, gli autori di fantascienza, gli scrittori che hanno saputo cogliere i segnali di quel che sarebbe accaduto di lì al futuro. (…) Nei romanzi c’è tutto in nuce da sempre. E se non c’è di fatto, può però ispirare al lettore quel che manca”.
Più o meno nello stesso periodo, cioè prima che la pandemia ci cogliesse impreparati, scompaginasse le carte e però mostrasse, chiaramente, alcuni intenti più o meno consci della nostra collettività, Roberto Ritondale, l’autore de “La città senza rughe”, incominciava a scrivere il suo romanzo. Lo racconta in un’intervista per il blog The Parallel Vision, nel maggio del 2020:
“Quando nella primavera del 2019 ho cominciato a scrivere il romanzo il mio intento era lanciare un grido di allarme: già prima della pandemia la nostra società mi sembrava incapace di coltivare la memoria, di preservare le generazioni che ci hanno preceduto. Non a caso come epigrafe avevo scelto una frase di Andrea Camilleri: ‘Il mondo non è più adatto per i vecchi, il mondo per come è concepito oggi, hic et nunc’. Un tema che ora è diventato drammaticamente attuale“.
Il romanzo di Ritondale si svolge nel 2040, a Como, città apparentemente perfetta, “senza rughe”, come recita il titolo, visto che tutti i cittadini, compiuti i 75 anni, sono invitati – cioè costretti – a raggiungere una dimora per anziani – la vacuna -, affinché la vecchiaia diventi invisibile. La vecchiaia, come la disabilità, come ogni diversità, ogni lieve distanziamento da una realtà decisa a tavolino che rasenti la perfezione, va tagliata fuori perché è brutta, noiosa, fa pensare, è perturbante.
Anche Etilla, l’amatissima nonna del quattordicenne Ezio, ha lo stesso destino, ineludibile dal momento che la schedatura dei cittadini è soggetta a microchip inserito al compimento dei quindici anni e il controllo è serrato. Il potere centralizzato e assoluto è gestito dal dittatore Ebe, che si sottopone a lifting periodico per non mostrare l’invecchiamento. La sorveglianza delle regole è affidata a gruppi di giovani aggressivi e intolleranti che spadroneggiano e sottomettono i propri coetanei e non solo.
Ezio e i suoi compagni, che ancora non sono entrati nel quindicesimo anno e quindi possono muoversi senza l’occhio del dittatore addosso, non hanno una precisa idea di quel che accade intorno a loro, ma soffrono l’intolleranza verso le disuguaglianze, soprattutto quelli i cui nonni, nati alla metà degli anni sessanta del Novecento – erano usi raccontare il tempo della loro giovinezza, quando i libri erano importanti portatori di sapere e i muri venivano rasi al suolo per permettere alla gente di amalgamarsi.
Ritondale si fa voce e corpo del gruppo di anziani reclusi, proiettandosi in una realtà terrificante ma anche “solita” cui ci si adatta facilmente, quella dell’acquiescenza, ma si fa anche voce e corpo del manipolo di adolescenti pronti a riavere i propri nonni vivi e vegeti, e che per questo sono disposti a battersi anche fisicamente e a rischiare. La generazione di mezzo, i figli dei reclusi e genitori dei combattenti, sembra apparentemente assuefatta al male consueto, ma forse non è proprio così…
Un viaggio istruttivo questo ne “La città senza rughe”, che ci conduce in un futuro distopico – ma Ritondale preferisce parlare di futurealismo -, e ci trascina anche indietro verso un passato che va studiato per evitare che torni provocando certe ricadute perlomeno “fastidiose”. Un romanzo che ha diversi piani di lettura, quello avvincente e divertente del giallo, quello colto, legato ai nomi dei personaggi, tratti dai miti antichi, quello più storico, che cita “leggi lariane” (il romanzo si svolge pur sempre a Como, ma basta togliere la prima lettera per ritrovarci dentro gli inquietanti schemi della razza eletta), e il “Grande libro delle Norme Cogenti”, datato 2038, esattamente cento anni dopo le leggi razziali promulgate da Mussolini.
In un romanzo, passato, presente e futuro possono convivere, e gli scrittori, a volte anche senza volerlo, si ritrovano nel triplo ruolo di storici, cronisti e profeti.
Roberto Ritondale
La città senza rughe
Book Road Milano, 2020
Pagine: 216
Euro: 13,20 cartaceo / 5,99 eBook