Daniela Andreis (Verona)
Confondimi con qualcosa che hai in casa
Confondimi con qualcosa che hai in casa:
una tazza, un mestolo forato, o con l’incarto del pane
che io possa avere una grazia comune,
essere presa in mano o piegata e riposta,
esser gesto quotidiano, ricordo di giochi, di prove di fuochi,
di crosta nel latte,
un odore di soglia che avverti già sulle scale
o la presa alla cieca, la sicurezza persino banale
di trovarmi nello stesso posto, in uno stipetto;
esserti persino cara
in qualche momento, quando tutto ti è estraneo
e persino l’albero cambia forma
la chioma notturna diventa cava, grotta, e di fosforo diventano gli
occhi, in fretta, in fretta;
fammi sillaba piena, sensata,
trattami col senso che dà
una riposante maneggevole realtà:
son fatta di un solo mistero,
le spalle controvento,
le impronte cardiache,
segnaletiche, in fila indiana,
là dove smarrisci la tua parola
meridiana.
(da La casa orfana, LietoColle, 2013)