Stefano Lorefice (Morbegno, 1977)
dovremmo sedere attorno alle cose
dovremmo sedere attorno alle cose
alla loro vera posizione
come dei messaggeri su un vecchio sentiero
che riposano
come gente che conosce ciò ch’è scritto
senza la finzione che muove la voce
dovremmo ristabilire la gravità che porta al centro
non questo fracasso di strade
che barcolla, con ancora il mattino incastrato fra i denti
e si raccoglie agli angoli, attende l’agguato
mentre il rumore di passi esita
intuisce l’errore
e la difesa ci costringe ad arretrare
che stiamo qui, adesso
che c’è poco spazio
e i corpi stanchi sfregano
consumano
dimenticano
(da L’esperienza della pioggia, Campanotto, 2006)