Da Berretti verdi del 1968 a Da 5 Bloods di Spike Lee su Netflix dal 12 giugno
10. Berretti verdi
Siamo abituati al fatto che il cinema sul Vietnam è un cinema di guerra antimilitarista e scetticissimo riguardo l’intervento americano. Berretti verdi è l’opposto, un film con John Wayne, uno che arriva a ridosso del conflitto e tenta di fare lì la stessa cosa che era stata fatta con la Seconda guerra mondiale: un racconto agiografico del coraggio in un conflitto che è visto come giusto.
9. Vittime di guerra
Negli anni ’80 anche Brian De Palma – come i suoi coetanei – tenta di raccontare una storia di guerra sulla guerra che ha segnato la sua generazione. Ma non sono più i ’70, un’altra generazione di star si è affacciata, la guerra è roba da action apolitico con Arnold Schwarzenegger. È così il suo film, con protagonista Michael J. Fox a cui si oppone un allora sconosciuto Sean Penn, che marcia dalle parti di Platoon, ma fuori tempo massimo e con attori sbagliati, è un clamoroso flop.
8. Rombo di tuono
Ci pensa Chuck Norris. In uno dei più concreti film della Canon, una specie di copia più gretta del successo di Rambo, è un reduce per il quale la guerra non è mai finita. Tornerà lì, nel Vietnam, ora in mano al nemico, per dimostrare che davvero il conflitto non è finito e per ritrovare i prigionieri americani mai tornati in patria.
7. Nato il quattro luglio
Un film lungo e largo in cui la guerra propriamente detta occupa uno spazio minoritario. Nato il quattro luglio è degli anni ’80, rifiuta l’azione e si dedica in toto a un reduce, figlio eletto dell’America tradizionale che va in guerra perché pensa sia giusto e torna senza le gambe, per poi essere masticato e sputato dall’opinione pubblica. Un dramma in cui il conflitto è un prologo e racconta la tragedia tramite i postumi, ciò che rimane dopo le bombe.
6. Rambo 2
Se il primo Rambo è un action crepuscolare, che prende davvero di petto il reducismo e quella che all’epoca nessuno ancora chiamava sindrome da stress post-traumatico, il secondo è un vero e proprio film di guerra in Vietnam, parte del filone “La guerra non è mai finita, è solo cambiata”, critico con il proprio paese tanto quanto con gli altri.
5. Platoon
Di nuovo Oliver Stone, prima di Nato il quattro luglio, entra a gamba tesa sul Vietnam con uno dei film più duri. Il nemico non sono i Vietcong, bensì gli esaltati, i sanguinari, quella parte dell’esercito pronta a tutto, armata e messa a combattere in un luogo in cui anche i più sani impazzirebbero. Il mondo in Vietnam non è un altro, è una metafora dell’America predatoria.
4. Forrest Gump
Arriva buon ultimo il film di Robert Zemeckis, e nonostante il Vietnam non sia di certo il cuore del racconto ma solo una sua parte, lo stesso contiene alcune delle ricostruzioni migliori. La cosa curiosa è che il suo Vietnam è cinematografico, cioè è figlio degli altri lavori sul tema, però lo stesso in quell’altrove Forrest dimostra di essere ancora una volta l’incarnazione più pura dello spirito americano.
3. Il cacciatore
Un gruppo di amici prima e dopo. La storia di una generazione e del modo in cui ha vissuto l’essere americana. Un film che non è un romanzo, bensì un poema in versi, un’epica piccina e grande al tempo stesso che, dettaglio non da poco, mostrava al mondo una nuova leva di attori. In primis, il già noto Robert De Niro, anche se tra loro c’erano pure Christopher Walken, Meryl Streep (in uno dei primissimi ruoli al cinema) e John Casale, che si avviava a essere uno dei più importanti di tutti ma sarebbe morto di lì a poco.
2. Full Metal Jacket
La guerra è una follia a cui i ragazzi vengono educati. Un viaggio psicologico prima nella distruzione delle menti e poi nella loro ricostruzione sul campo, metà in America e metà in Vietnam (ricostruito in Inghilterra). È difficile capire quale dei due mondi sia il più violento e cosa causi cosa, se il conflitto sia figlio di un atteggiamento predatorio insegnato e tramandato o se questo venga per l’esigenza di uccidere. I contrasti che Stanley Kubrick inventa (il cecchino sanguinario che è una bambina, la canzone di Topolino sulla marcia finale, il sesso associato all’uccidere) sono memorabili.
1. Apocalypse Now
Il film più completo, grande, grosso e folle in cui il viaggio di un soldato per andare a fermarne un altro è un percorso allucinato (in tutti i sensi) attraverso la guerra. Di tappa in tappa, Benjamin L.Willard scende sempre più in basso nel gorgo della follia, di stazione in stazione percorre una via crucis che lo porta all’inferno dove incontra Satana e capisce l’orrore vero.