Nasceva oggi 31 maggio, novant’anni fa, Clint Eastwood.
È ancora di questa terra, malgrado una carriera sovrannaturale, malgrado gli occhi, le rughe, i ruoli e i film stampati nel nostro immaginario, malgrado la leggenda. La figlia Alison s’è lasciata sfuggire che “papà odia festeggiare il compleanno”, e non farà eccezione oggi!
Il primo contratto, sessantasei anni fa. A Hollywood. Lo firma nell’aprile del 1954 con la Universal-International: 75 dollari a settimana.
Ha diretto trentotto film, l’ultimo “Richard Jewell” è uscito lo scorso 13 dicembre. Ventitré di questi li ha anche interpretati, soglia oltrepassata solo da Woody Allen. “Gli europei mi hanno incoraggiato molto più degli americani”, e a nostro giudizio pure. La dieta mediterranea, a base di spaghetti-western di Sergio Leone a cui avrebbe proverbialmente offerto due espressioni, con il cappello e senza, in “Per un pugno di dollari”, “Per qualche dollaro in più” e “Il buono, il brutto, e il cattivo”, servi a rubargli il mestiere. Non l’autorialità, ma l’industriosità: prima di George Lucas, c’è stato Clint Eastwood, sulla strada dell’indipendenza produttiva. Impiega i soldi della Trilogia del dollaro e capitalizza l’insofferenza: il suo sogno americano non è quello hollywoodiano, l’American Rebel Eastwood – asserisce il biografo Marc Eliot– fa dentro e fuori lo studio system come Steve McQueen, come Jack Nicholson, ma è più attrezzato. Non è peregrino che i suoi film non siano “di Clint Eastwood”, bensì “della Malpaso Company” o “Una produzione Malpaso”. A occhi europei, che ancora scontano l’ipermetrope politique des auteurs, potrebbe sembrare una intenzionale diminutio, ma è il suo contrario: è un certificato di libertà creativa – progetti, budget, tempi – rinnovato a ogni ripresa. L’allergia al pensiero dominante, la refrattarietà al politicamente corretto, la direzione ostinata e contraria sono indissolubilmente legati al controllo dei mezzi di produzione: versione a stelle e strisce del libero arbitrio, Clint può perché ha. In un cinema, e un mondo, votato alle vittime, ha ritrovato gli eroi. Sa chi sono, gli basta volgere gli occhi di ghiaccio allo specchio: il napalm nei serbatoi, il mostro là fuori, e Clint Eastwood ai comandi.