I ragazzi della Nickel è una opera di fantasia ma ispirata alla storia della Arthur G. Dozier School for boys di Marianna, città della Florida, dove fino al 2011 sono stati tenuti, in verità segregati, i ragazzi maschi considerati ‘incorreggibili’. Un riformatorio, come si diceva una volta. Si tratta di una storia di abusi e violenze raccontata attraverso gli occhi del protagonista, Elwood, le cui uniche colpe sono quelle di aver chiesto un passaggio all’auto sbagliata e di essere di colore in un Paese nel pieno del vigore delle leggi razziali. Non racconto la trama per non togliere il piacere ai lettori. Il libro è la narrazione della vita, atroce, che i ragazzi sono costretti a vivere alla Nickel. La descrizione delle violenze e dei personaggi, ragazzi, docenti e personale della scuola, è puntuale, accurata. Ma, e questa è la forza del libro e, a mio parere, la grandezza di Colson Whitehead, i toni, le parole, la forma del racconto, attraverso gli occhi di Elwood, non sono mai eccessivi, mai caricati o giudicanti. L’atrocità di ciò che avviene alla Nickel non viene dalle parole usate ma dall’atteggiamento di Elwood, che osserva, quasi con sguardo neutro, come se fosse normale, ciò che accade a lui e intorno a lui. Il suo sguardo appare quasi ingenuo, puro, neutro. Elwood cresce convinto e rimarrà convinto che il mondo può essere migliore di quello che sta vivendo. Che c’è sempre una speranza di libertà. Ma è attraverso la neutralità del racconto che emerge, invece, la ferocia della violenza che si vive in quel riformatorio (e nell’America di quel tempo). La violenza e la segregazione diventano la normalità, quasi una ‘banalità del male’ che viviamo attraverso le parole mai eccessive di Elwood. La pulizia, il lindore delle immagini che ci trasmettono le sue parole ci mettono di fronte ad un affresco nitido, senza sbavature. La violenza, l’assurdità di quella vita è resa dall’insieme, non dall’uso di parole eccessive o con un particolare accento o una coloritura. È come se vedessi il nero, il buio della realtà attraverso la limpidezza e l’equilibrio delle parole. Toni mai eccessivi racontano a noi europei una realtà dell’America conosciuta poco o solo per sentito dire. Un libro definito dall’autore stesso qualcosa di simile all’archeologia: riportare alla luce, ormai ripulita dagli eccessi linguistici che l’attualità di solito impone, la Storia, molte volte e per molti scomoda, spesso seppellita e dimenticata.
Traduttore: Silvia Pareschi
Editore: Mondadori
Collana: Scrittori italiani e stranieri
Anno edizione: 2019
In commercio dal: 3 settembre 2019
Pagine: 216 p., Rilegato
EAN: 9788804713227
Rilegato 17,58 €
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