John Donne (Londra, 1572 – 1631)
Crescita d’amore
Credo appena il mio amore cosí puro
come l’avevo pensato
se, come l’erba, dura
vicissitudine e stagione.
Dunque tutto l’inverno mentii, quando giuravo
il mio amore infinito, se cresce a primavera.
Ma se amore, questa medicina
che cura ogni dolore con dolore maggiore,
non è la quintessenza ma, di piú,
misto è di tutto, pena d’anima o senso,
e dal sole prende il suo vigore,
non è amore cosí puro né astratto
come dicono quelli che non hanno altro amore
che la Musa. Ma, come ogni altra cosa
composta di elementi, amore a volte vuole
contemplare, altre fare.
Eppure piú eminente, non maggiore,
l’amore è divenuto a primavera.
Come nel firmamento il sole svela,
non dilata, le stelle,
gentili atti d’amore, come bocci sul ramo,
gemmano alla radice ridesta dell’amore.
Se (come in acqua smossa molti circoli
produce il primo) amore
riceve tali moltiplicazioni,
queste, come altrettante sfere, fanno un solo
cielo, poiché son tutte a te concentriche.
E sebbene ogni aprile aggiunga nuovo
fuoco all’amore, al modo di quei principi
che esigono nel tempo dell’azione
nuovi tributi, senza abrogarli in pace,
cosí nessun inverno gelerà
la crescita d’aprile dell’amore.