Omologazione e identità
La dimensione “orizzontale” si è sviluppata enormemente, ma ne ha sofferto quella “verticale”: di quanto abbiamo elencato, poco è trattato in maniera approfondita e molto resta a livello superficiale. La profondità sembra ormai un retaggio di altri tempi.
Le ragioni di questo cambiamento in atto nella società occidentale sono molte. Intanto, si tratta di un normale passaggio epocale, giacché niente è eterno. Come scrive Baricco nei “Barbari”, anche Beethoven e il Romanticismo furono considerati rivoluzionari e corrotti, quando apparvero all’inizio dell’Ottocento, in pieno Classicismo. Per la società aristocratica del tempo, i borghesi romantici erano i famosi “giovani di oggi” che corrompono la società e i suoi costumi. Dunque niente di strano, la Storia si ripete anche se con nuovi abiti e nuove tecniche.
Ma altri due aspetti possono aiutare a spiegare questo cambio di prospettiva, da verticale a orizzontale. Il primo è la globalizzazione, che provoca un livellamento di tutte le culture del mondo, anche grazie all’enorme diffusione dei viaggi rispetto a pochi decenni fa. L’altro aspetto è l’economia del consumo che a sua volta tende ad allargare quanto più possibile il mercato. Tant’è che “società occidentale” è in pratica sinonimo di “società consumistica”.
Un’altra conseguenza dell’appiattimento provocato dalla globalizzazione e dall’economia è la perdita di identità. Se qualcosa deve diventare universale e accessibile a tutti e dovunque, deve rinunciare a caratteristiche proprie originali che, in quanto tali, potrebbero escludere una fetta del mercato. Nel mondo, ovunque andiamo troviamo gli stessi ristoranti fast-food, le stesse catene di negozi, gli stessi stili d’abbigliamento, gli stessi gusti musicali, persino gli stessi programmi televisivi. L’identità culturale sopravvive ormai solo in nicchie isolate, un po’ come le specie protette di animali in via di estinzione.
Omologazione e perdità di identità si trovano anche in oggetti di uso quotidiano. Le automobili di oggi hanno tutte la stessa linea aerodinamica, molto simili le une alle altre. I modelli storici della mia gioventù (come Citroën 2CV, Volkswagen Maggiolino, o Renault Dauphine che era una delle mie auto preferite) avevano una loro personalità e un loro carattere che non ritroviamo più nelle vetture di oggi. Nella mia fantasia infantile ognuna di esse aveva uno sguardo e un sorriso particolari, diversi da quelli delle altre auto. Qualcuno di quei modelli è stato recentemente rilanciato, in versione più moderna, proprio per quel pubblico (anzi, mercato) rimasto legato a quel design originale.
Tuttavia, come abbiamo visto, la mutazione in atto non è necessariamente negativa. O perlomeno non ha solo aspetti negativi.
(3 – continua)