Sanza lettere
Sebbene si definisse “omo sanza lettere” a causa della sua formazione pratica, del suo interesse per l’esperienza e l’osservazione diretta della Natura, Leonardo da Vinci volle confrontarsi con testi classici, medievali e contemporanei. Si fece una biblioteca eccezionale per i suoi tempi, con oltre 150 volumi, oggi purtroppo dispersi. Si mise con impegno a studiare il latino, fu amico di intellettuali, come il frate francescano Luca Pacioli, autore di un trattato di aritmetica e geometria che Leonardo comprò e grazie al quale si avvicinò alla matematica. Ma Leonardo era anche un pragmatico: si interessava al volo e alla Luna, ma non viveva sempre tra le nuvole, sapeva cogliere le opportunità concrete (e terrene). Sperando di lavorare per Ludovico Sforza, il duca di Milano, intorno all’età di trent’anni gli scrisse una lettera di presentazione (un CV, diremmo oggi) che vantava la sua abilità di ingegnere militare, con frasi come “se dovesse sorgere la necessità, farò cannone, mortaio e ordinamenti leggeri di un disegno molto bello e funzionale.” Le sue capacità di pittore venivano esposte solo alla fine della lettera, quasi di sfuggita. Sapeva cosa interessava di più all’interlocutore, sapeva insomma “vendersi”. E infatti lavorò poi a Milano.
A cinquecento anni dalla morte, avvenuta il 2 maggio 1519 ad Amboise, Leonardo da Vinci resta un’icona dell’arte del Rinascimento al pari di Michelangelo e Raffaello. Ma non solo arte, dunque. Molte le mostre che gli sono state dedicate per la ricorrenza dello scorso anno. Tra le tante, la mostra “La Scienza prima della Scienza”, alle Scuderie del Quirinale, ha sottolineato gli aspetti unici e innovativi degli studi tecnici e teorici di Leonardo, attraverso il confronto coi suoi contemporanei, come il già citato Luca Pacioli, ma anche Leon Battista Alberti, Francesco di Giorgio Martini, Donato Bramante e altri.
Abbiamo visto che gli aspetti più innovativi di Leonardo, la sua eredità culturale, riguardano la sua capacità di osservazione e, soprattutto, il pensiero trasversale, la creazione di relazioni e connessioni tra i vari rami della conoscenza. Incarnò l’esemplare del genio, animato da un’insaziabile sete di sapere, con tante domande a cui cercava risposte attraverso il ragionamento e l’osservazione della Natura. In lui ritroviamo la stessa sete di sapere che secoli dopo spinse altri uomini a esplorare lo Spazio.
Oggi, con la superficialità di cui dicevamo, ma anche con l’eccessiva specializzazione che crea divisioni stagne tra i vari rami del sapere, abbiamo forse perso quel desiderio di conoscenza e di universalità che era tipico di Leonardo, la sua voglia di cogliere e unificare i vari aspetti della realtà. E sembra che, a parte poche iniziative private, abbiamo perduto anche quella passione e quell’entusiasmo che condussero alle rivoluzioni tecnologiche e interdiscipinari di mezzo secolo fa.
Ma chissà che non arrivi finalmente questo nuovo Rinascimento, che non avvenga l’auspicato rilancio. Magari proprio a partire dalle celebrazioni dell’anno scorso, per i 50 anni dallo sbarco sulla Luna e i 500 anni da Leonardo da Vinci. Due svolte nella storia della scienza, passi da gigante per l’umanità. Due grandi ricorrenze cadute insieme, congiunzione magica, opportunità irripetibile, che non dovremmo lasciarci sfuggire.
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