Società e migrazioni
A poco a poco quel campetto, quegli amici, quelle stesse strade intorno a casa divennero – chissà come – solo un ricordo del passato.
E qua mi fermo coi ricordi personali: niente panico, dunque, non ho l’intenzione di raccontare la storia della mia vita! Essendomi comunque trasferito nel frattempo dall’Italia al Belgio (e, ancor prima, dagli Stati Uniti all’Italia), ho voluto comunque prendere un po’ spunto dalle mie vicende personali per riflettere su quanto sta accadendo nel mondo in questi anni, a proposito di cambiamenti e migrazioni. Assistiamo ad avvenimenti che ci sconcertano, come l’esodo biblico di popoli in fuga da guerre e drammi locali, o gli attacchi terroristici che sconvolgono buona parte del mondo. I profughi scappano da guerre spesso armate o fomentate dall’Occidente, e che sono per lo più le stesse che alimentano e coltivano il terrorismo; o fuggono da drammi sociali e ambientali che sono anche riflesso della civiltà, come lo sfruttamento delle risorse naturali e i cambiamenti climatici; si tratta quindi di eventi strettamente collegati tra loro, come accade di frequente nella storia delle popolazioni.
“L’Europa travolta da ondate di rifiugiati”; “Le nostre città invase dai profughi”; “Non possiamo accogliere tutta l’Africa”, “L’Occidente è minacciato dall’Islam”: sono allarmi sempre più frequenti. Numeri e pericoli vengono spesso gonfiati e manipolati per propaganda politica, ma resta il fatto che, comunque la si pensi, stiamo assistendo forse davvero ad un mutamento della società, probabilmente epocale.
Ma è la prima volta che accade? Davvero siamo (o eravamo) convinti che lo “status quo” nel quale ci eravamo adagiati negli ultimi tempi sarebbe durato per sempre, che fosse la conclusione definitiva, la “fine della Storia” (per dirla con Francis Fukuyama)? O non era forse anche questa un’illusione, un “effetto ottico” del tempo, come la mia adolescenza, i miei anni di scuola, che credevo non finissero mai?
Se guardiamo indietro nella Storia troviamo tanti esempi, tante epoche che sembravano – ai contemporanei – altrettante eternità, “happy ends” dell’avventura umana, ma che sono svanite e si sono dissipate anch’esse come tutto il resto.
Dopo la vittoria di Ottaviano Augusto contro Antonio nella battaglia di Azio, che sancì la fine della guerra civile romana, iniziò un periodo di pace e prosperità mai vissuto fino ad allora da Roma né da tutto il mondo civilizzato di quell’epoca. La “Pax Romana” durò per più di due secoli, senza guerre, senza minacce per l’Impero. Due secoli! Pensate, come se da Napoleone fino ad oggi ci fosse sempre stata pace e armonia tra i popoli! Nell’Impero Romano tutti erano allora convinti che quella fosse davvero la fine della Storia, che nulla avrebbe potuto più disturbare e cambiare le sorti di Roma.
Ma poi sappiamo com’è andata: furono anche allora grandi migrazioni di popoli, che pressavano ai confini dell’impero (chiamate comunemente “invasioni barbariche”, ma erano in realtà popolazioni che fuggivano a loro volta da altre pressioni esterne, da Nord e da Est), a cambiare gradualmente l’intera società romana, fino al punto che alcuni degli ultimi imperatori romani furono addirittura di origini “barbare”.
Un analogo stravolgimento fu provocato dalla scoperta dell’America nel 1492 da parte di Cristoforo Colombo, scoperta che ben presto si trasformò in conquista. Le risorse naturali del Nuovo Mondo, a cominciare da oro e argento, fecero convogliare le flotte commerciali sulle rotte atlantiche. Il baricentro dell’economia si spostò sull’Atlantico abbandonando il Mediterraneo, dove molti porti declinarono consegnando al degrado e alla pirateria l’antico Mare Nostrum, fino ad allora protagonista della Storia e punto d’incontro delle più grandi civiltà.
(2 – Continua)