Come reagisce e che segni porterà in futuro la psiche dei romani esposti costantemente al disastro in cui versa la città?
Chiediamocelo perché temo che avremo bisogno (ne avremmo bisogno da subito) di team di psicologi a sostenerci.
So bene che in questo momento e nel mondo ci sono posti in cui la guerra distrugge i corpi e le anime dei sopravvissuti e che queste parole possono sembrare la solita lamentela di una cittadina un po’ snob, ma non è così. Non lo è.
Basta girare per le strade di Roma, prendere autobus, entrare nei negozi, cercare parcheggio, guidare l’automobile, o avere la necessità di un pronto soccorso ospedaliero, cioè basta vivere, fare cose comuni, per essere costretti a sopportare situazioni fuori del comune che ogni altro cittadino italiano o straniero non è tenuto a vivere.
I rifiuti. I cumuli di immondizia per le strade – se ne parla ed è diventata quasi leggenda. Personalmente ho diradato i tempi in cui butto la mia spazzatura perché non c’è posto né fuori né dentro i cassonetti. Per raggiungere la piazza vicino casa faccio un vero e proprio percorso di guerra turandomi il naso per l’odore terribile che proviene da quelle montagne di sacchetti pieni di immondizia. C’è da dire che i cittadini romani non sono campioni di educazione civica e il loro pensiero di fondo credo suoni più o meno così: “Sporcano tutti, sporco anch’io”, ma è un pensiero letale. Da anni non vedevo materassi, divani, sedie rotte, televisori e altre suppellettili in disarmo accatastarsi sulla via. Esiste e funziona un servizio AMA che raccoglie questi rifiuti speciali, non c’è bisogno di peggiorare una situazione già terribile. Ma se i rifiuti ingombranti l’AMA se li porta via, non si può dire altrettanto di quelli normali, quotidiani. I camion passano raramente e quando passano svuotano i cassonetti senza caricare i sacchetti a terra. Il risultato è cassonetti vuoti ma strada piena di orrendi rimasugli delle nostre vite, e sotto, o sopra, topi famelici, che ringraziano sentitamente l’incapacità comunale.
Gli autobus. Le app romane legate ai mezzi pubblici sono diverse. Esperienza di venerdì scorso: avevo un appuntamento di lavoro alle 16,00, per percorrere 7 Km in bus sono partita un’ora prima. Il primo bus è passato dopo poco e l’ho preso dicendo a me stessa che non dovevo pensar male dei mezzi pubblici romani, per il secondo avevo due linee tra cui scegliere: una, secondo l’app sarebbe arrivata entro 8 minuti, l’altra entro 9. I due bus non sono mai arrivati, probabilmente cancellati, soppressi. Ho aspettato 35 minuti prima di poter salire sul mezzo giusto. Sono arrivata in ritardo di dieci minuti. Poi ho saputo che c’era stato l’ennesimo incendio di un bus cittadino. Ne prende fuoco uno al giorno ormai…
Il parcheggio. E’ una fortuna se lo trovi, anche a pagamento, nei punti a strisce blu. Nessuno pensa che un altro avrà bisogno di un posto dopo di lui, quindi nessuno colloca la propia macchina tenendo conto che lo spazio si esaurisce presto. Laddove entrerebbe una macchina, ci sono motorini buttati alla rinfusa o smart che trovano riparo sfiorando i paraurti degli altri.
La guida. Alla guida sembra che abbiano messo ubriachi neopatentati, o vecchi signori australiani indecisi sulla strada da prendere. Si passa dalla lentezza spasmodica del macchinone condotto da signore cotonate in vena di fare spese non senza aver guardato le vetrine – direttamente dall’auto, alla furia di scattanti giovanotti che si divertono a provare i loro SUV e con rabbia lasciano segni di bruciato sull’asfalto non appena il semaforo diventa verde… onde fermarsi tre metri dopo nella coda infinita del traffico romano.
Il pronto soccorso. E poi, se per sventura vi capita di aver bisogno di un pronto soccorso sappiate che gli ospedali sono così pieni che rischiate di restare su una barella in mezzo a cento/centocinquanta persone disperate per giorni e notti, mentre i vostri parenti aspettano fuori che qualcuno dia loro vostre notizie. Se poi riuscite a parlare con un medico o un paramedico, eroi moderni, (ce ne vorrebbero 5 dove ce n’è uno solo, che si barcamena tra due reparti) costui – più spesso costei – vi chiederà con piglio difensivo se state registrando di nascosto le sue parole e già preparate una denuncia, visto che questa ormai è la norma.
Come curare le ferite dei cittadini romani, mentre qualcuno studia un modo per salvare la città eterna dalla barbarie che l’ha accalappiata?
Propongo fin d’ora che psicoanalisti di buona volontà portino i loro lettini in strada e offrano ai romani sedute gratuite, per evitare che scoppino. Qualcuno dirà che ancora reggono benone, ma certo bisognerebbe conoscere la loro vita privata prima che finisca nei fatti di cronaca nera.