LEONARD E IL FUOCO DI GIOVANNA
Leonard Cohen (1934-2016) è prima di tutto un poeta, poi un cantautore. E’ quello che più di ogni altro ha saputo inserire una poetica altissima nelle sue canzoni.
Come poeta e scrittore ha vinto nel 2011 il Premio Principe delle Asturie per la letteratura.
Nasce il 21 settembre 1934 a Westmount, Quebec, città di lingua inglese sull’isola di Montreal, in una famiglia ebrea di classe borghese. Sua madre, Masha, è figlia di uno studioso del Talmud. Il nonno paterno ha fondato delle istituzioni per aiutare gli ebrei russi. Il padre muore quando ha 9 anni. «Mia mamma era una rifugiata, e aveva assistito alla distruzione di tutto il suo mondo, in Russia». «La sua malinconia era giustificata. Era un personaggio cechoviano, sia comica che consapevole. Ma non l’avrei descritta come morbosamente malinconica, com’ero invece io… La morte di mio padre fu significativa, e insieme alla morte del mio cane fu l’evento più importante della mia infanzia e della mia adolescenza…». «La depressione è stata lo sfondo generale della mia vita quotidiana», dice a Mikal Gilmore durante un’intervista, «Credo di poter dire che tutto quello che ho fatto è nato nonostante la depressione, non a causa sua. Non è stata il motore del mio lavoro… ma il mare in cui nuotavo»
Viene influenzato dai poeti Andrew Marvell, John Donne, W.B. Yeats e W.H. Auden, ma soprattutto dal poeta surrealista spagnolo Federico García Lorca, che colleziona canzoni folk del suo Paese e le trasforma in poesie.
Nella raccolta di poesie The Parasites of Heaven troviamo testi che diventano canzoni come Suzanne (Songs of Leonard Cohen, 1968) e canzoni come Joan of Arc (Songs of love and hate, 1971) che appartengono alla poesia. Ed è proprio di questa canzone che vorrei parlarvi perché il personaggio di Giovanna d’Arco, eroico e mistico nello stesso tempo, rappresenta perfettamente la poesia di Cohen, il bisogno di arrivare all’essenza più profonda e vera dei suoi personaggi. La “sua” Giovanna, che diventerà il simbolo del pacifismo, non è più l’eroina che combatte e muore per la fede consacrando la sua verginità, ma una donna che vuole tornare al suo quotidiano e indossare l’abito da sposa. Non è più il soldato valoroso, ma una donna che consuma il suo primo amplesso simbolico con il fuoco della passione diventando anche legno. E superato il dolore, le fiamme che l’avvolgono esaltano l’immagine della sua gloria, del suo appagamento sessuale e spirituale. Non importa quello che pensa la gente, l’importante è trovare l’amore e la luce anche se arrivano con crudeltà e abbagliano. Bisogna trovarli e mantenerli. E’ questo l’insegnamento di Cohen, quello in cui lui ha sempre creduto.
JOAN OF ARC
Now the flames they followed Joan of Arc
as she came riding through the dark;
no moon to keep her armour bright,
no man to get her through this very smoky night.
She said, “I’m tired of the war,
I want the kind of work I had before,
a wedding dress or something white
to wear upon my swollen appetite.”
Well, I’m glad to hear you talk this way,
you know I’ve watched you riding every day
and something in me yearns to win
such a cold and lonesome heroine.
“And who are you?” she sternly spoke
to the one beneath the smoke.
“Why, I’m fire,” he replied,
“And I love your solitude, I love your pride.”
“Then fire, make your body cold,
I’m going to give you mine to hold,”
saying this she climbed inside
to be his one, to be his only bride.
And deep into his fiery heart
he took the dust of Joan of Arc,
and high above the wedding guests
he hung the ashes of her wedding dress.
It was deep into his fiery heart
he took the dust of Joan of Arc,
and then she clearly understood
if he was fire, oh then she must be wood.
I saw her wince, I saw her cry,
I saw the glory in her eye.
Myself I long for love and light,
but must it come so cruel, and oh so bright?.
GIOVANNA D’ARCO
Attraverso il buio Giovanna d’Arco
precedeva le fiamme cavalcando
nessuna luna per la corazza ed il manto
nessun uomo nella sua fumosa notte al suo fianco.
Sono stanca della guerra ormai
al lavoro di un tempo tornerei
a un vestito da sposa o a qualcosa di bianco
per nascondere questa mia vocazione al trionfo ed al pianto.
Son parole le tue che volevo ascoltare
ti ho spiato ogni giorno cavalcare
e a sentirti così ora so cosa voglio
vincere un’eroina così fredda, abbracciarne l’orgoglio.
E chi sei tu lei disse divertendosi al gioco,
chi sei tu che mi parli così senza riguardo,
veramente stai parlando col fuoco
e amo la tua solitudine, amo il tuo sguardo.
E se tu sei il fuoco raffreddati un poco,
le tue mani ora avranno da tenere qualcosa,
e tacendo gli si arrampicò dentro
ad offrirgli il suo modo migliore di essere sposa.
E nel profondo del suo cuore rovente
lui prese ad avvolgere Giovanna d’Arco
e là in alto e davanti alla gente
lui appese le ceneri inutili del suo abito bianco.
E fu dal profondo del suo cuore rovente
che lui prese Giovanna e la colpì nel segno
e lei capì chiaramente
che se lui era il fuoco lei doveva essere il legno.
Ho visto la smorfia del suo dolore,
ho visto la gloria nel suo sguardo raggiante
anche io vorrei luce ed amore
ma se arriva deve essere sempre così crudele e accecante.
Testo e musica: Leonard Cohen
Traduzione italiana del testo originale di Fabrizio De André.
Leonard Cohen purtroppo se n’è andato nel novembre del 2016, pochi giorni dopo l’uscita del suo ultimo disco “You Want It Darker”. Ricordiamolo con le parole di Bono: «Ci sono poche persone che occupano il terreno dove Leonard Cohen cammina, Lui è il nostro Shelley, il nostro Byron».