Chi parla di doveri?
Dicevamo della contrapposizione tra cittadini (“popolo”) e istituzioni, della tendenza a incolpare di tutto lo Stato, disonesto e incapace. Eppure… Lo Stato è quello che manda Vigili del Fuoco e Canadair a spegnere gli incendi che ogni estate, puntualmente, vengono appiccati da piromani speculatori. Piromani che sono cittadini privati, “popolo”, come i negozianti che non fanno lo scontrino, evadendo così le tasse e rubando alla comunità. O come i vicini di casa del mafioso, che prendono a sassate i poliziotti (lo Stato) che vengono ad arrestarlo; o come i “furbetti del cartellino”, dipendenti pubblici che timbrano la presenza sul lavoro, o se la fanno timbrare da colleghi complici, per poi starsene a casa o andare a giocare a tennis, con gli stipendi pagati da noi.
Erano cittadini privati anche quei costruttori che se la ridevano al telefono alla notizia del terremoto dell’Aquila, pregustando i guadagni che gli sarebbero derivati dalla ricostruzione; lo sono gli imprenditori corrotti che di nascosto negli ascensori si scambiano tangenti e mazzette, per far assumere un parente in cambio di favori; o che costruiscono case abusive, senza i permessi, con materiali scadenti, laddove non dovrebbero essere costruite. Case che poi vengono spazzate via dalla prima alluvione o dalla prima scossa sismica, ma della cui demolizione da parte dello Stato i cittadini si oppongono, in nome di un loro diritto.
Diritto. Tutti parlano di diritti. E i doveri? Chi parla dei doveri? Diritti e doveri sono due facce della stessa medaglia: non esistono diritti isolati, ogni diritto deriva da doveri assolti e dall’assunzione di responsabilità.
La correlazione tra i diritti e i doveri è argomento di discussioni e dibattiti sin dagli albori della Storia ed è stato affrontato sotto molti aspetti, dal punto di vista religioso, filosofico, morale e giuridico. Ne hanno discusso pensatori classici, greci e latini, illuministi, che al tempo della Rivoluzione francese elaborarono una “carta dei diritti e doveri del cittadino”, mentre nell’Ottocento, in Italia, fu Giuseppe Mazzini a parlare di diritti e doveri dell’uomo. Fuori dall’Europa, il Mahatma Gandhi sosteneva che non si possono accampare diritti se non derivano da un dovere assolto bene: in quanto aspetti speculari del comportamento umano, dobbiamo sempre avere in mente che i nostri diritti non sono altro che doveri altrui nei nostri confronti, e viceversa.
Sembrano bei giochi di parole, ma si tratta in realtà del succo della convivenza civile, in quanto la vera civiltà moderna è quando ciascun essere umano dà a ciascun altro ogni diritto che pretende per se stesso. Tutti noi abbiamo l’idea ben chiara dei nostri diritti, di quel che ci è dovuto in quanto cittadini, delle libertà che ci spettano. E, chi più chi meno, sappiamo combattere per far valere i nostri diritti.
Ma anche la definizione di “diritti” è stata ed è tuttora in continua evoluzione. Nell’antica Grecia, così come nell’antica Roma, diritti venivano riconosciuti soltanto ad alcune categorie di persone. Anche durante il Feudalesimo esistevano forti disparità tra le classi sociali (come gli schiavi e i nobili), mentre la “Magna Charta” (1215) e l’”Habeas Corpus” (1679) sono spesso indicati come i progenitori dei documenti sui diritti dell’uomo, anche se tutelavano anch’essi solo alcune fasce di popolazione. Solo con la “Dichiarazione d’indipendenza delle colonie americane” (1776) e con la “Dichiarazione francese dei diritti dell’uomo e del cittadino” (1789) si ha una svolta: esse infatti riconoscono una serie di diritti a tutti i cittadini.
Il concetto di diritti umani universali, riconosciuti cioè a tutti gli uomini della Terra, viene definito per la prima volta dalla “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo“, proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1948, dopo la Seconda Guerra Mondiale e le tragedie che ha provocato. Oggi, con un mondo così cambiato dal dopoguerra a oggi, quel documento andrebbe forse rivisto e integrato, e trasformato in una “Dichiarazione universale dei diritti e dei doveri dell’uomo”.
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