“I rischi della percezione” (Einaudi) di Bobby Duffy – Professor of Public Policy e direttore del Policy Institute presso il King’s College di Londra – è un saggio che misura la differenza tra la reltà dei fatti verificabili e la percezione che le persone ne hanno. Il testo dà conto dei risultati di uno studio pluriennale che, partito nel 2014, è andato via via estendendosi fino a coinvolgere 38 paesi, tra cui l’Italia.
Nella gara a chi ha le percezioni più distorte, sottolinea Duffy, gli italiani sono degni vincitori. Quando sono stati interrogati in proposito, hanno ipotizzato che il 49 per cento dei connazionali in età lavorativa fosse disoccupato, mentre in realtà si trattava del 12 per cento. Hanno valutato che gli immigrati fossero il 30 per cento della popolazione, quando la cifra reale era del 7 per cento. Hanno ipotizzato che il 35 per cento delle persone in Italia avesse il diabete, quando in realtà è solo il 5 per cento. Gli Stati Uniti non vanno molto meglio. Gli americani hanno stimato che il 17 per cento della popolazione fosse musulmana, quando la cifra reale è di circa l’1 per cento. Hanno ipotizzato che il 24 per cento delle ragazze di età compresa tra 15 e 19 anni partorisca ogni anno, quando il dato effettivo è del 2,1 per cento. In Italia tendiamo a sovrastimare anche il tasso di criminalità, i livelli di obesità, perfino la percentuale dei connazionali ultrasessantacinquenni.
Ed eccoci al punto cruciale: noi facciamo valutazioni e prendiamo decisioni in base a quello che sappiamo. E quello che sappiamo è costituito dai concetti che abbiamo interiorizzato, mediati e integrati dalle percezioni che abbiamo del mondo che ci circonda. Se le percezioni sono distorte, e se magari anche i concetti sono fragili, facciamo valutazioni infondate e poi prendiamo decisioni inadeguate o controproducenti. Meno le persone hanno strumenti per districarsi nella complessità del tempo presente, più cercano, per rassicurarsi e sentirsi adeguate, spiegazioni semplificate e possibilmente condite con una dose di emotività, che le aiutino a sentire quel che non sono in grado di capire. Diversi elementi di contesto, comuni a tutti i paesi industrializzati, complicano ulteriormente le cose. Per esempio: le buone notizie vengono considerate alla stregua di non notizie e pubblicarle è difficile. Le cattive notizie invece si diffondono tanto più quanto più sono cattive, cioè tali da potersi caricare di emozioni forti come rabbia o paura.
La “dissonanza cognitiva” nasce dal fatto che ciò che va contro le nostre credenze ci destabilizza:”il modo in cui vediamo la realtà fa parte della nostra identità”, per questo è “difficile tirarci fuori dalle illusioni che spesso coltiviamo”.
I rischi della percezione
Bobby Duffy
2019
Passaggi Einaudi
pp. XXIV – 256
€ 18,00
ISBN 9788806241490