Il numero approssimato di siti web presenti su Internet. Nel 2000 erano “solo” 17 milioni. (Fonte: Internet Live Stats)
Sono passati 30 anni dal 12 marzo del 1989, data in cui Tim Barnes-Lee presentò al proprio superiore un documento in cui formulava l’idea che nel corso di pochi anni avrebbe dato vita al World Wide Web. Nel 1989 Tim Barnes-Lee era ricercatore presso il Cern, mentre oggi si occupa del World Wide Web Consortium (W3C) e della World Wide Web Foundation: la prima è l’organizzazione non governativa – di cui è presidente e fondatore – che ha il compito di promuovere Internet, mentre la seconda ha lo scopo di rendere Internet aperto e accessibile ovunque nel mondo. In una lettera aperta Sir Tim cerca di fare un bilancio e di fornire uno stimolo: “Il web è diventato una piazza pubblica, una biblioteca, uno studio medico, un negozio, una scuola, un ufficio, un cinema, una banca e molto altro”, spiega Berners Lee, ma “il divario tra chi è online e chi non lo è aumenta, oggi la metà del mondo è online. È più che mai urgente assicurare che l’altra metà non sia lasciata indietro, offline. E che ognuno contribuisca a una rete che promuova uguaglianza, opportunità e creatività. È il nostro viaggio dall’adolescenza digitale a un futuro più maturo, responsabile e inclusivo. Il web è per tutti e abbiamo il potere di cambiarlo”. Tra i temi toccati ci sono anche quelli chiave che secondo Tim Barnes-Lee minano l’essenza stessa del progetto: la deriva di alcuni comportamenti e l’utilizzo improprio di questo strumento hanno fornito terreno fertile per l’utilizzo malevolo delle fake news, per l’abuso dei dati personali e per modelli in cui il profitto sacrifica gli interessi degli utenti e la qualità del linguaggio. Secondo il padre del Web bisogna evitare un approccio semplicistico al problema e non perdere tempo nel tentare di individuare un responsabile, ma concentrarsi su come raddrizzare la rotta verso un futuro maturo. Sottolinea, infatti che “sarebbe disfattista pensare che il web che conosciamo non possa essere cambiato in meglio nei prossimi 30 anni. Se rinunciamo a costruire un Web migliore ora non sarà il Web ad averci deluso ma noi ad aver fallito”.
Stranamore non può non essere d’accordo…