Non siamo in grado di capire cosa succederà. Giorno dopo giorno la signora May si contorce in equilibrismi politici che finiscono sempre in un solo modo. Falliscono. La Camera dei comuni che in passato ha prodotto e insegnato al mondo come la democrazia si esplica, sembra bloccata, anch’essa in un cul de sac. Mentre più di un milone di persone questo week end a Londra manifestava per la possibilità di un secondo referendum, i politici non riescono a uscire fuori dai giochi di potere e propagandistiche dichiarazioni d’intenti su come l’Europa dovrebbe permettere a loro di cambiare i termini dell’uscita. Un’accordo che l’Europa non vuole e non può più cambiare rispetto quanto già negoziato con la stessa May. Sembra nascere la consapevolezza solo ora, troppo tardi, nei ceti più accorti della nazione e ogni giorno di più, di una grande debacle. Dovuta alla presunzione di essere i priviligiati d’Europa sempre con un piede dentro ed uno fuori ed ora invece con la certezza ormai di aver perso con la fuga dalla City delle maggiori società che operavano finanziariamente, verso luoghi più consoni per agire in Europa, ogni possibilità di crescita economica. Brutto risveglio per un paese che ha sempre pensato di essere speciale. Gli errori dei politici ed un elettorato sempre più rivolto a guardarsi i piedi anziché dritto di fronte a se ha portato a tutto ciò. E non sembra la Gran Bretagna essere l’unica in Europa.