Oggi parleremo del jazz freddo, anche detto cool jazz. Ha le sue origini culturali negli Stati Uniti degli anni ’40, ’50, specie in California. Il cool (generalmente tradotto come jazz calmo, rilassato, letteralmente freddo), è una corrente che pur facendo proprie alcune delle acquisizioni dell’allora imperante bebop, ne fornisce una versione più rilassata, per certi versi cantabile, priva di alcune asprezze armoniche e dalle linee melodiche meno involute, con non pochi riferimenti alla musica classica.
Al suo apparire fu da molti considerato come la risposta “bianca” al “nero” bebop, anche se tra i musicisti che contribuirono al suo successo vi furono anche diversi strumentisti neri. La definitiva consacrazione dello stile cool avvenne nel 1949 ad opera di un musicista di colore, Miles Davis, che, dopo essersi formato nel quintetto di Charlie Parker, inizia a sperimentare nuove sonorità, ispirato dalla frequentazione del suo amico Gil Evans, compositore e arrangiatore canadese.
Dalle conversazioni tra Evans e il gruppo di musicisti che frequentava la sua casa, nacque l’idea di una formazione originale. Davis e Evans idearono infatti la formazione di un nonetto – poi noto come la “Tuba Band” – dalla strumentazione insolita, comprendente un Corno e una Tuba. L’idea musicale di base era di poter lavorare con un tessuto sonoro formato da voci strumentali che suonavano come voci umane.
Davis – citando come modelli Duke Ellington e il già ricordato Claude Thornhill – dice che, dal punto di vista della composizione, del suono e degli arrangiamenti, l’obiettivo era creare una musica rilassata il cui suono si avvicinasse a quello delle big band del passato, tenendo però conto dei cambiamenti portati dal bebop. La formazione era costituita inizialmente da Miles Davis (tromba) Gerry Mulligan (sax baritono) Mike Zwerin (trombone) Lee Konitz (sax contralto) Junior Collins (corno francese) Bill Barber (tuba) John Lewis (piano) Al McKibbon (contrabbasso) e Max Roach (batteria). Gli arrangiamenti portavano la firma di Mulligan, Evans e John Lewis.
Il nuovo genere non attecchì subito a New York, dove la Tuba Band suscitò molti entusiasmi ma anche tante perplessità, e molti dei musicisti coinvolti nell’idioma cool si rivolsero alla California, dove tra l’altro venne calorosamente accolto dal movimento letterario beatnik (animato da Jack Kerouac, Allen Ginsberg ed altri letterati che facevano esplicito riferimento al jazz nelle loro composizioni).
Al di là della classificazione musicale e del periodo storico, esiste comunque un atteggiamento jazzistico cool che venne piuttosto vagamente individuato in quegli anni e che fa oggi parte del patrimonio del genere. La vaghezza del termine è comprovata dal fatto che molti tendono ad includere il jazz modale tra gli sviluppi della corrente cool: mentre è chiaro che molti degli interpreti dell’area modale condividevano certe scelte stilistiche, è altrettanto chiaro che molti altri si distanziavano chiaramente da quell’estetica.