IL 25.
Intermittenti lampeggiano le luci dell’albero mentre il presepe finalmente ha il proprio protagonista Gesù che dopo trentatré anni morirà per noi sulla croce.
La tavola in genere ha una tovaglia rossa e un centrotavola verde e rosso cupo. Le forchette tre mi raccomando, poi coltelli poi i bicchieri. Quello con l’acqua a destra di quello col vino. Sottopiatto bianco e piatti sopra di portata. Ogni tovagliolo al suo posto
I piatti ad ogni portata si riempiono di promesse e profumi che scompaiono voracemente nelle bocche di tutti. Buono. Bravi i cuochi facciamo un brindisi. Che sia bianco o che sia rosso cola nelle gole ad aprire nuovi varchi dove far passare il prossimo impasto di colesterolo trigliceridi e proteine varie.
Risa piene, sottintese, sfumate, timide, offensive. Dipende da chi ride. Arrivano in genere alla fine della seconda portata e si sta per passare alla terza in attesa del tripudio finale di panettoni pandori torroni. Ecco arrivano, si tagliano a fette bianche o più gialle o marroni ma sempre dolci e puttanamente adescanti. Crema sopra il pandoro. No la crema mi fa ingrassare. No non voglio quello con l’uvetta e i canditi perché mi fanno schifo. Poi improvvisa e senza potersi esimere arriva la tombola e il mercante in fiera. Di solito il più dritto o fortunato dei parenti spenna gli altri. Ma chiaro si ride lo stesso.
Arrivano le luci in strada e le palpebre iniziano a farsi pesanti cariche di vino cibo e dolci. Grazie, ma che bella giornata, si, siamo stati bene in famiglia. Il prossimo anno lo facciamo da noi, ma mi raccomando non portate nulla pensiamo a tutto noi. La porta si chiude e si apre la tv sul classico film di Natale… .
E chissenefrega di chi sta male fuori di qui…