Roma, il nuovo film di Alfonso Cuarón, è disponibile in streaming su Netflix dal 14 dicembre: qualche mese dopo aver vinto il Leone d’oro al Festival di Venezia e qualche giorno dopo essere passato in alcuni cinema. Cuarón è messicano ed è uno dei registi più apprezzati in attività: ha vinto un premio Oscar per Gravity e tra gli addetti ai lavori si pensa che anche Roma abbia buone possibilità di vincere qualche Oscar. È un film girato in bianco e nero, con molti attori non professionisti, ed è distribuito solo in lingua originale. Roma diciamolo subito è un film d’autore, con rimandi e citazioni del cinema di qualche decennio fa e con scelte di regia originali, colte e ricercate. È insomma un film insolito, per certi versi spaesante e per certi spettatori respingente: qualche anno fa lo avremmo definito da cineforum o da cinema d’essai.
Insomma Roma per dirla con Pasolini è un cinema di poesia non di prosa. Un cinema dove la” macchina da presa si vede a differenza di quelli in prosa dove la macchina non si vede”.
Vi consiglio di vedere questo breve filmato – Pasolini: “Il mio cinema di poesia”
E in Roma vi assicuro la macchina si vede tutta, con tutto l’amore che Cuaron prova per i suoi protagonisti, ma anche con l’antipatia che prova per essi. La macchina non si muove mai velocemente, come a significare che quello che stiamo vedendo viene da lontano, da un immobile ma composto dolore e accarezza i personaggi, ed impietosamente per quelli negativi come gli uomini con moti nevrotici, stereotipati, mentre con le donne ne coglie la dolcezza e la capacita di soffrire e reagire e guardare al dolore della vita per riuscire a trasformarlo questo si in “vita”.
La protagonista è Cleo interpretata da Yalitza Aparicio per la prima volta sullo schermo, domestica in una famiglia borghese nel Messico dei primi anni ’70. L’altra protagonista è Sofia interpretata da Marina de Tavia, madre di quattro figli e sposata ad un medico che la tradisce e l’abbandona. Il film si impernia sulla solitudine delle due donne in una societa patriarcale dove ad un certo punto Sofia dice:
“non importa quello che ti dicono, alla fine noi donne siamo sempre sole”.
Il film è un omaggio che Cuaron fa alle donne, loro si capaci di trasfomare le cose.
Raramente capita di poter vedere un film cosi e per chi ama il cinema è un tassello da incastonare nel mosaico dei suoi capolavori.
Roma è come una foto di Man Ray: colpisce al cuore.
Un appunto per la scelta di distribuirlo in poche sale e brevemente, luogo deputato a valorizzare fino in fondo questo magico film.