Ada è una bella e anziana signora 84enne, per inciso è anche mia madre, che soffre di manie di persecuzione e ha ossessioni allucinatorie in cui immagina che certi personaggi della mafia Romena la perseguitano facendole mille dispetti e impedendole di vivere normalmente. Ada racconta a tutti che questi personaggi la spiano attraverso un microfono nascosto nell’antenna del televisore da cui ascoltano le sue conversazioni per poterla controllare.
Ada qualsiasi cosa le accade che non accetta o non le piace, incolpa questi immaginari mafiosi che entrano nella sua casa perché a suo dire hanno le copie delle sue chiavi. A volte parla con loro per ore rivolgendisi alla porta d’ingresso. E si arrabbia anche. Ada per paura si barrica mettendo delle sedie davanti la porta d’ingresso per impedire loro di entrare. Sono loro che le impediscono di camminare racconta, si perché Ada purtroppo ha difficoltà ad un ginocchio e ormai da un anno e mezzo è su una sieda a rotelle. Sono loro che rompono il rubinetto di casa. Sono loro che nascondono le cose che lei non riesce più a trovare, sono loro che le mettono l’olio sotto le scarpe per farla scivolare e mille altre piccole o grandi cose in uno stillicidio di delirio e allucinazioni quotidiane con cui Ada combatte strenuamente e con dolore.
Ada non beve per più di una volta dalla stessa bottiglia e beve solo se questa è chiusa ermeticamente, non prende medicine se non è lei ad aprire la scatola per prendere la pillola con le sue mani. Tutto questo perché ha paura di essere avvelenata dai mafiosi.
Ada non è sola. Ha me che la assisto quotidianamente ed ha anche l’assistenza dei medici di base e del CAD. Ada però rifiuta qualsiasi tipo di aiuto che riguardi il suo stato mentale. Per lei chiunque non crede alle sue allucinazioni è un pazzo. Ergo non vuol sentire parlare di medicine e cure. Ada quindi è in balia di sé stessa da questo punto di vista.
Per ovviare a questo e sotto la guida del medico di base di una assistente sociale e di una equipe del CAD a maggio c’è stato un intervento per verificare la sua condizione.
Constatata la situazione mentale di Ada richiedono seduta stante l’intervento del 118 psichiatrico per una diagnosi e scendono in strada per aspettarne l’arrivo.
Arriva l’ambulanza e si aspetta l’arrivo dello psichiatra che può entrare in casa solo con la presenza anche di vigili urbani. Una prassi laboriosa.
Ad un certo punto mentre ancora aspettavamo lo psichiatra, uno dei portantini dell’ambulanza si avvicina e mi chiede di poter salire in casa col collega e mi prega di non entrare con loro per evitare che Ada si agiti. Ada non era sola in casa era presente una persona cha l’aiuta.
Li faccio entrare, non entro e raggiungo il medico di base e l’assistenza sociale.
Dopo qualche minuto scendono i portantini e ci dicono che l’intervento è annullato perché la signora sta bene.
Siamo basiti perché la richiesta d’intervento era stata effettuata dal medico di base e dall’assistenza sociale.
Cos’era successo?
Sembra che Ada nel mentre abbia chiamato il 118 chiedendo di annullare l’intervento perché la volevano far ricoverare contro la sua volonta (falso perché nessuno poteva stabilirlo senza una diagnosi) e quindi l’operatore telefonico del 118 attraverso la sola “diagnosi fatta da 2 portantini dell’ambulanza” e senza che un medico psichiatra verificasse ha deciso che Ada non aveva bisogno di una diagnosi psichiatrica ed era credibile.
L’assistente sociale e il medico di base infuriati prendono la targa dell’ambulanza mentre si stava allontanando, ma poi de facto la cosa si è conclusa lì e non ho saputo più nulla.
E’ sconcertante comunque che un paziente psichiatrico possa annullare una chiamata al 118 psichiatrico eseguita da un medico ed un operatore sociale che hanno de visu constatato la necessita di una diagnosi.
La legge Basaglia sacrosanta nell’eliminare quei posti infernali che erano i manicomi ha però lasciato degli spazi vuoti senza prevedere situazioni alternative chiare ed efficienti in situazioni come questa di Ada, in cui per obbligarla a curarsi si può solo ricorrere all’istituto del tutore legale e/o comunque attraverso la legge e i giudici anziché attraverso i soli medici. Un passaggio per il paziente comunque brutale pari al ricovero in manicomio, un modo in cui lo stato se ne lava le mani e nasconde lo sporco sotto il tappeto obbligando de facto l’ambiente familiare ad assumersi responsabilità di scelte per cui non è preparato e per di più negando sostegno terapeutico domiciliare anche da parte del centro di igiene mentale (zona EUR) come nel caso di Ada anche su richiesta del medico di base poiché il paziente ha più di 65 anni.
Mi chiedo e vi chiedo se la legge Basaglia sia stata davvero un passo in avanti o invece una ipocrita legge fatta da intellettuali fuori dal mondo.