Dello stesso autore del romanzo d’esordio “ Dalle rovine “, candidato al Premio Strega, arriva nelle librerie “ Il grido “.
Ambientato in un futuro distopico, all’interno di una città devastata e devastante, il romanzo racconta la storia di Lena, impiegata in una ditta di pulizie. Abbandonata dai genitori, è cresciuta in uno strano collegio, diretto dalle Dame, creature indefinibili che si esprimono cantando. In questo mondo ostile e misterioso, Lena diventa donna all’interno di un microcosmo di reietti, alienati, sadici, vittime. Le sue giornate e le sue notti sono popolate da apparizioni, segni premonitori e visioni di fantasmi o di orrendi esseri pericolosi e malvagi . La ragazza è sempre ai limiti della sopravvivenza, una borderline della fatica e della pazzia, in un clima gelido e senza pietà, come la neve che cade quasi costantemente.
Narrato in terza persona, Funetta presta la voce a Lena e ai personaggi che abitano i bassifondi più allucinanti e miseri, un’ambientazione profetica non nuova alla narrativa fiction, qui particolarmente cruda e dura, che sembra riecheggiare le celebri borgate di Pasolini.
Funetta racconta l’irrazionale e l’altrove, unica forma di resistenza possibile, rappresentata dall’oblio – molto simile alla sostanza descritta da Wallace in “ Infinite jest “ – , reperibile solo all’Orto Botanico, posto incantato a cui si accede da un passaggio segreto. All’Orto Botanico, vive una comunità di freaks, che adorano Mendel, l’uomo-albero, grande e saggio dispensatore di consigli e consolazione.
Difficile raccontare la trama de “Il grido “, che si dipana in ambientazioni e avvenimenti confusi e distanti l´uno dall’altro. Il Kraken, uno dei pochi locali rimasti in città, di forte rimando hopperiano, in cui si beve senza sosta, è proprio il caso di dirlo, per dimenticare e stordirsi. La casa delle Dame. La morte e sepoltura di una collega di Lena in un cimitero virtuale. E infine, la meraviglia dell’Orto Botanico, unica oasi di amore e bellezza in una realtà che non può essere più crudele.
La forza stilistica della scrittura e del linguaggio razionale, semplice e nello stesso tempo immaginifico, struttura una costruzione perfetta dell’inquietudine e della perdita di speranza, osservato con uno sguardo privo di compassione – intesa nel senso carveriano di patire con – di un narratore rigoroso e preciso.
La città di Lena, con le case abbandonate, le finestre cave e buie, le strade deserte, i bar e i negozi chiusi, è il punto di non ritorno di una corsa verso la deriva, in un futuro che, alla fine, non appare poi così lontano, e già oggi viene a visitare i nostri sogni e le nostre paure più profonde.
Titolo: Il grido
Autore: Luciano Funetta
Casa editrice: CHIARELETTERE
Pagine: 176